Riflessi del lago Omodeo, contenitore di linfa preziosa per l'aspra e arida terra di Sardegna. Li ho rivisti giovedì 7 luglio di primo mattino grazie ad un caro amico che mi ha strappato per una mattinata dal malinconico trascorrere delle mie giornate, per farmi assistere di persona all'Ardia di Sedilo.
Conoscevo sufficientemente quel territorio, la sua religiosità, la storia, gli usi e i costumi delle popolazioni dei comuni rivieraschi, che si affacciano sul lago; soprattutto Ardauli per avervi insegnato agl'inizi della mia carriera scolastica nell'ormai lontano 1985.
Conoscevo anche Sedilo, ma meno, e - lacuna gravissima per la responsabilità assunta con questo sito - non avevo mai assistito di persona all'Ardia di San Costantino.
A Sedilo la devozione degli abitanti è fortissima e si rinnova di anno in anno per San Costantino imperatore e patrono di queste genti, divenuto vessillifero della religione cristiana.
Gli onori che i sedilesi e tutta la Sardegna rivolgono al santo protettore richiamano la storica vittoria a Ponte Milvio dell'impertore Costantino su Massenzio del 312 d.C.
Secondo la leggenda (ne sono fiorite tantissime), la battaglia fu preceduta dalla comparsa in cielo della scritta In hoc signo vinces accanto ad una croce (Con questo segno vincerai ).
L'accettazione del segno prodigioso da parte di Costantino gli consentì la vittoria e il risultato della definitiva affermazione della religione cristiana nell'impero. Storicamente le cose sono andate ben diversamente, ma qui la storia - se non per fatti realmente documentati - c'entra poco.
Della grande devozione per Santu Antinu - come lo chiamano i sedilesi - dei suoi poteri taumaturgici, delle tantissime grazie per sua intercessione ottenute dal popolo dei fedeli, il santuario di San Costantino è scrigno prezioso di testimonianze: centinaia di ex voto di ogni tempo e condizione sociale tappezzano ogni punto nelle pareti della chiesa. Testimonianze che riteniamo, forse sbagliando, poco indagate e ancor meno valorizzate come autentici e preziosissimi documenti storici della fede e della devozione del popolo di Sardegna.
E poi c'è il moderno ed efficiente esercito di Costantino, riorganizzato ogni anno da truppe fiere, agguerrite, disciplinatissime e molto devote al suo Imperatore, come lo furono quelle di Costantino nelle vittorie contro i Pitti in Gran Bretagna, i Franchi e gli Alemanni oltre il Reno.
Trombe e tamburini, ma anche flauti, clarinetti e tutti gli altri strumenti di una nutrita banda musicale, aprono la parata.
Lo Stato Maggiore imperiale è costituito dal Parroco, dal Responsabile dell'Amministrazione comunale in fascia tricolore, dai Carabinieri della Repubblica anch'essi rigorosamente a cavallo.
La Guardia imperiale (l'Ardia appunto) di oggi è costituita da un plotone di fucilieri con armi automatiche e... tantissime cartucce!
E poi la Cavalleria di Santu Antinu guidata dalla Prima pandela e due aiutanti che con sprezzo del pericolo e nonostante alcune rovinose cadute, ogni anno perpetuano tutti, il degnissimo spettacolo di devozione, coraggio, destrezza e disciplina al suo Imperatore santo, consentendo alla bella e antichissima rievocazione di perpetuarsi ai nostri giorni.
Lungo il percorso della manifestazione gli stendardi dell'imperatore, monumenti, cippi crociati e tanti murales sulle pareti degli edifici, offrono un suggestivo anteprima dello spettacolo vero e proprio.
Infine, Nelle retrovie, un reparto di PS, due Vigilesse Urbane (gentilissime e bellissime), e poi Forestali, Servizi sanitari e tutta la logistica di vettovagliamento e commerciale dei grandi eventi.
Ecco il Santuario. Il colpo d'occhio è magnifico, nonostante l'Arco di San Costantino si mostri scenicamente orrendo nel suo recente restauro (l'intonaco deturpa e nasconde i bei conci squadrati del basalto di Sardegna).
Poi, forse una distratta regia, ha consentito la presenza di numerosi elementi d'ingombro addossati all'arco (scale, ecc.), pazienza! Ma nonostante ciò, la corsa conserva per intero il carico di adrenalina distribuita a forte dosi a tutti i cavalieri che vi s'infilano e lo attraversano a briglia sciolta, avvolti in una nube di polvere, emozioni ed ovazioni della folla straripante.
Lo squadrone di cavalieri risale al galoppo il tratturo che conduce alla sommità del Santuario, qui il rituale dei giri intorno alla chiesa e poi giù a folle corsa in una ripidissima discesa.... uno spettacolo straordinario, un'apnea lunga e coinvolgente per le migliaia di spettatori presenti e molta apprensione per la sorte dei cavalieri e dei cavalli caduti.
Al termine della manifestazione, ci si ritrova nella parte alta del santuario, dove cavalli, cavalieri e pubblico sostano e si ristorano. La vista del lago Omodeo è splendida...
Giro e rigiro tra i cavalli in sosta sotto il boschetto di eucaliptus... Il mio amico Simone mi presenta alcuni suoi amici sedilesi, cavalieri di tante ardie... Li ascolto con interesse, si parla della pericolosità dell'ardia, degli incidenti verificatisi, di cavalli e cavalieri caduti nel passato ed anche di coloro che, proprio in simili manifestazioni a Sedilo, Santu Lussurgiu ed altri paesi della Sardegna, hanno perduto la vita...
La mente corre veloce ad una morte per Carrela avvenuta a Santu Lussurgiu quando mi trovai a soccorrere il cavaliere e trasportarlo all'ospedale...
Allontano rapidamente i tristi pensieri e mi avvio con Simone e Rita (una mia ex allieva incontrata per caso e che non vedevo da tantissimo tempo) sulla strada del ritorno... ma l'esercito dell'imperatore sta per lasciare il santuario e non ancora paghi, ci fermiamo a su frontigheddu dove i cavalieri sempre al galoppo rientrano tra i suoni della banda musicale e le scariche della fucileria....
La mia reflex è calda per il sole e i tanti scatti ... [ Galleria fotografica (367 f.) >> ]
Anche il mio cuore lo è per le genti di Sardegna, la genuina ospitalità, il coraggio, la destrezza, l'amicizia, la fede e la devozione che sempre hanno saputo offrirmi nei miei 41 anni di permanenza nell'isola.
GRAZIE SARDEGNA!
Conoscevo sufficientemente quel territorio, la sua religiosità, la storia, gli usi e i costumi delle popolazioni dei comuni rivieraschi, che si affacciano sul lago; soprattutto Ardauli per avervi insegnato agl'inizi della mia carriera scolastica nell'ormai lontano 1985.
Conoscevo anche Sedilo, ma meno, e - lacuna gravissima per la responsabilità assunta con questo sito - non avevo mai assistito di persona all'Ardia di San Costantino.
A Sedilo la devozione degli abitanti è fortissima e si rinnova di anno in anno per San Costantino imperatore e patrono di queste genti, divenuto vessillifero della religione cristiana.
Gli onori che i sedilesi e tutta la Sardegna rivolgono al santo protettore richiamano la storica vittoria a Ponte Milvio dell'impertore Costantino su Massenzio del 312 d.C.
Secondo la leggenda (ne sono fiorite tantissime), la battaglia fu preceduta dalla comparsa in cielo della scritta In hoc signo vinces accanto ad una croce (Con questo segno vincerai ).
L'accettazione del segno prodigioso da parte di Costantino gli consentì la vittoria e il risultato della definitiva affermazione della religione cristiana nell'impero. Storicamente le cose sono andate ben diversamente, ma qui la storia - se non per fatti realmente documentati - c'entra poco.
Della grande devozione per Santu Antinu - come lo chiamano i sedilesi - dei suoi poteri taumaturgici, delle tantissime grazie per sua intercessione ottenute dal popolo dei fedeli, il santuario di San Costantino è scrigno prezioso di testimonianze: centinaia di ex voto di ogni tempo e condizione sociale tappezzano ogni punto nelle pareti della chiesa. Testimonianze che riteniamo, forse sbagliando, poco indagate e ancor meno valorizzate come autentici e preziosissimi documenti storici della fede e della devozione del popolo di Sardegna.
E poi c'è il moderno ed efficiente esercito di Costantino, riorganizzato ogni anno da truppe fiere, agguerrite, disciplinatissime e molto devote al suo Imperatore, come lo furono quelle di Costantino nelle vittorie contro i Pitti in Gran Bretagna, i Franchi e gli Alemanni oltre il Reno.
Trombe e tamburini, ma anche flauti, clarinetti e tutti gli altri strumenti di una nutrita banda musicale, aprono la parata.
Lo Stato Maggiore imperiale è costituito dal Parroco, dal Responsabile dell'Amministrazione comunale in fascia tricolore, dai Carabinieri della Repubblica anch'essi rigorosamente a cavallo.
La Guardia imperiale (l'Ardia appunto) di oggi è costituita da un plotone di fucilieri con armi automatiche e... tantissime cartucce!
E poi la Cavalleria di Santu Antinu guidata dalla Prima pandela e due aiutanti che con sprezzo del pericolo e nonostante alcune rovinose cadute, ogni anno perpetuano tutti, il degnissimo spettacolo di devozione, coraggio, destrezza e disciplina al suo Imperatore santo, consentendo alla bella e antichissima rievocazione di perpetuarsi ai nostri giorni.
Lungo il percorso della manifestazione gli stendardi dell'imperatore, monumenti, cippi crociati e tanti murales sulle pareti degli edifici, offrono un suggestivo anteprima dello spettacolo vero e proprio.
Infine, Nelle retrovie, un reparto di PS, due Vigilesse Urbane (gentilissime e bellissime), e poi Forestali, Servizi sanitari e tutta la logistica di vettovagliamento e commerciale dei grandi eventi.
Ecco il Santuario. Il colpo d'occhio è magnifico, nonostante l'Arco di San Costantino si mostri scenicamente orrendo nel suo recente restauro (l'intonaco deturpa e nasconde i bei conci squadrati del basalto di Sardegna).
Poi, forse una distratta regia, ha consentito la presenza di numerosi elementi d'ingombro addossati all'arco (scale, ecc.), pazienza! Ma nonostante ciò, la corsa conserva per intero il carico di adrenalina distribuita a forte dosi a tutti i cavalieri che vi s'infilano e lo attraversano a briglia sciolta, avvolti in una nube di polvere, emozioni ed ovazioni della folla straripante.
Lo squadrone di cavalieri risale al galoppo il tratturo che conduce alla sommità del Santuario, qui il rituale dei giri intorno alla chiesa e poi giù a folle corsa in una ripidissima discesa.... uno spettacolo straordinario, un'apnea lunga e coinvolgente per le migliaia di spettatori presenti e molta apprensione per la sorte dei cavalieri e dei cavalli caduti.
Al termine della manifestazione, ci si ritrova nella parte alta del santuario, dove cavalli, cavalieri e pubblico sostano e si ristorano. La vista del lago Omodeo è splendida...
Giro e rigiro tra i cavalli in sosta sotto il boschetto di eucaliptus... Il mio amico Simone mi presenta alcuni suoi amici sedilesi, cavalieri di tante ardie... Li ascolto con interesse, si parla della pericolosità dell'ardia, degli incidenti verificatisi, di cavalli e cavalieri caduti nel passato ed anche di coloro che, proprio in simili manifestazioni a Sedilo, Santu Lussurgiu ed altri paesi della Sardegna, hanno perduto la vita...
La mente corre veloce ad una morte per Carrela avvenuta a Santu Lussurgiu quando mi trovai a soccorrere il cavaliere e trasportarlo all'ospedale...
Allontano rapidamente i tristi pensieri e mi avvio con Simone e Rita (una mia ex allieva incontrata per caso e che non vedevo da tantissimo tempo) sulla strada del ritorno... ma l'esercito dell'imperatore sta per lasciare il santuario e non ancora paghi, ci fermiamo a su frontigheddu dove i cavalieri sempre al galoppo rientrano tra i suoni della banda musicale e le scariche della fucileria....
La mia reflex è calda per il sole e i tanti scatti ... [ Galleria fotografica (367 f.) >> ]
Anche il mio cuore lo è per le genti di Sardegna, la genuina ospitalità, il coraggio, la destrezza, l'amicizia, la fede e la devozione che sempre hanno saputo offrirmi nei miei 41 anni di permanenza nell'isola.
GRAZIE SARDEGNA!