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A mio parere la nostra editoria ippica, per lunghi e troppi anni carente in senso assoluto e tributaria in linea specifica di quella straniera, l'anglosassone in schiacciante predominio, compie con questo volume di Maurizio Bongianni un rilevante balzo in avanti; e considerando le particolari caratteristiche del volume sarei portato a dire che ha «scollinato», portandosi in posizione addirittura trainante rispetto all'estero.

«I Grandi Cavalli», opera artisticamente preziosa anche per le magistrali illustrazioni di Piero Cozzaglio, consente infatti al lettore — addetto o non addetto ai lavori — di documentarsi su ogni aspetto del mondo delle corse.
Studioso e ricercatore, l'Autore si trova nella felice condizione di conoscere anche nella pratica quotidiana il cavallo da corsa, avendo caratterizzante qualifica di allenatore ufficiale. Ne discende che alla precisione informativa e documentata della illustrazione di questo o quel soggetto, con particolare riferimento al settore del galoppo, si unisce a tratti — e sia pure mantenuta in limiti di estremo pudore — una interpretazione personale, che aggiunge interesse e calore all'argomento trattato.

Dicevo che l'opera porta all'avanguardia in campo mondiale l'editoria ippica italiana perché riunisce, in un unico volume, voci finora considerate separatamente, consentendo al lettore di trovare, soltanto girando pagina, la storia di un grande galoppatore — in piano e in ostacoli — o di un trottatore famoso; o le caratteristiche dei.principali ippodromi, oppure gli albi d'oro delle più importanti corse; o infine notizie, spesso destinate a destare stupore, sul mondo del «Quarter Horse».

A titolo personale sono poi grato all'Autore per avermi fatto rivivere, leggendo, momenti legati alla mia vita di giornalista, radiocronista e telecronista ippico: nel ritrovare un Nearco, un Ribot, un Mistero, un Tornese, un Delfo; o il profilo di Ascot — che mi riporta alla memoria le King George di Ribot — o quello di Longchamp, per due volte legato ai trionfi dell'ultimo capolavoro di Federico Tesio. O il vecchio Cogne, riportato al dissellaggio — dopo la vittoria nel Gran Premio Merano — dal mio amico Enrico Camici: l'uomo che a Longchamp e ad Ascot era in sella a Ribot.

ALBERTO GIUBILO