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I primi di giugno (primo_mattinoil due e il tre fino a qualche anno fa, ora la prima domenica) sembra che l'intera Sardegna - soprattutto la fascia occidentale e centrale - si riversi a San Leonardo per vendere, comprare, vedere cavalli, sentire i prezzi, trascorrere una giornata con gli amici.

Ho sempre ritenuto che per capire la Sardegna, i paesi, l'ambiente contadino (o agro-pastorale) non ci sia di meglio che immergersi in queste sagre nate dalle esigenze di vita e di lavoro e di fede, e vive al di fuori degli schemi delle organizzazioni turistiche e folcloristiche. E lì che una persona attenta, tra un saluto e un bicchiere, può rendersi conto della gente, del modo di vivere e di ragionare, di scambiarsi le esperienze sia pure in un'ottica deformata dall'aria della festa.

 ampi_spazi1Rispetto ad altre sagre della Sardegna (il Rimedio a Oristano, Santa Vida a Serrenti, Bonacatu a Bonarcado), San Leonardo è una «festa» prevalentemente commerciale, laica si direbbe. La chiesa pisana è lì, in mezzo al bosco, assediata dal cemento, con la statua del Santo che tiene fra le mani i ceppi, simili alle pastoie - o travas - per cavalli. Un santo protettore dei carcerati ed ex carcerati. Non mancano i fedeli e le cerimonie religiose.

SAN LEONARDO è la sagra del cavallo. Dei puledri soprattutto, quelli che per gli inglesi e gli appassionati sofisticati sono yearling; e qui sono pruddedos e annirgos e poi tentorzos fino a ebbas fatas cun puddérigu (redo al seguito, nel linguaggio dell'ufficio repressione abigeato). Tenuti a cavezza, a fune, a soga, a briglia. Col basto o sella, se domati, o semplice pedde 'e sedda. O liberi, in un ampio recinto verde, in questi anni ampliato, ben recintato, dotato di adeguate strutture. 

 tradizioni_vive1Lungo i muri, nei dintorni, fioriscono rose selvatiche (che qui - quasi per non essere da meno - si chiamano rosa 'e puddérigu o su bàculu de Santu Nenardu, che è, poi, la digitale. E attorno le affollate rivendite di bevande e i grandi brasiales, i fuochi di braci dove i milesi arrostiscono muggini di Cabras, anguille e porcetti. Un tempo i macellai lussurgesi allestivano arrosti di agnelli, anzones de errile, grassi, succulenti, profumati, e di cordule. E ancora, un po' dappertutto, i torronai di Tonara, i mestolai di Desulo, i campanacci, i finimenti lussurgesi per cavalli (briglie, selle, basti, redini, speroni, staffe) e ferri per tosare le pecore, e plastica, tanti oggetti di plastica. 

 mercanzie_mercantiLa gente, pur coi suoi problemi (la vendita di cavalli o di vitelloni, del formaggio o del latte, i prezzi, la fienagione, la siccità che incombe) è su di giri, euforica, soddisfatta di incontrare l'amico e di farsene altri, di trovarsi insieme in un sereno clima di comunità. E guarda i cavalli. Con attenzione, con interesse.
Ecco, proviamo a seguire qualcuno, un probabile acquirente o anche un semplice curioso che si ritiene intenditore.  

vendere1PARTE DALLE GAMBE, ca su caddu s'abàidat a cambas po primu, ca sì no est bonu de cambas no balet a nudda - perché il cavallo si osserva per primo alle gambe, e se non è buono di gambe non vale nulla; poi osserva attentamente la groppa: si est croperi samunadu, povero di groppa, per taluni è un difetto, ha poco sangue arabo. Passa a sa intina, il mantello (àiu, mùrtinu, murru); è preferito, mi pare, il baio nelle sue diverse gradazioni. Poi una carezza sul collo, sulla testa, e uno sguardo alla bocca, per la verità non sempre da competenti (ma, si sa, bisogna guardare la dentatura per conoscere l'età). Infine, una manata secca al collo e alla groppa, accompagnata dal rituale pru, ca', per vedere la prima reazione. A quel punto chiede il prezzo e il permesso di montarlo, per prova. Un giro a passo, un trotto leggero e, se c'è spazio, un assaggio al galoppo; e di nuovo al passo, una volta a destra e una a sinistra e alcune battute d'arresto per saggiare la bocca, si est bonu de uca, si est bene domadu; poi un colpo leggero di bacchetta o frustino sulla groppa: un'altra allungata al trotto e magari una corsa a due, a pareza, con l'amico, il braccio sul braccio, e un continuo districarsi fra puledri impauriti, nervosi, che nitriscono, fra crocchi di gente che parla, che discute, che beve, o, se capita, il salto di un muro o di una siepe o di una staccionata.

 vendere2Il probabile acquirente, accaldato e soddisfatto torna dal proprietario, smonta con agile mossa, richiede il prezzo, e quello lo ripete, senza le migliaia e le centinaia, solo le unità, calmo, senza scomporsi, a voce bassa. Il probabile acquirente parla del cavallo, ne mette in risalto i difetti, o presunti tali, senza però esagerare, con garbo, per far abbassare il prezzo; e il padrone del cavallo dice no, controbatte tranquillamente, ne esalta i pregi. Se poi perde la pazienza, perché il primo insiste o esagera, dice che l'altro di cavalli non ne capisce, e lascia cadere il discorso. E così a lungo, di gruppo in gruppo, fino a che si conclude l'affare, se si conclude, se no si passa a un altro soggetto che si è adocchiato. Questo, naturalmente, accade fra persone che il cavallo lo apprezzano, lo utilizzano, per sella, per attività sportive, per lavoro. Poiché il discorso dei commercianti di cavalli da macello è diverso, e neppure ci interessa. 

campanelle1UNA VOLTA chiesi a un vecchio appassionato di cavalli - e aveva allora novant'anni - e abituale frequentatore di San Leonardo, quando era stata istituita, sa paltza, la fiera. Mi rispose: «Da sempre; esiste da sempre». Voleva dire d'averla sempre conosciuta, fin da ragazzo, di averne sentito parlare da suo padre e anche da suo nonno. 

A me piacque quel «da sempre». Riconfermava l'immagine di San Leonardo intrinsecamente legata all'idea del cavallo. E mi piaceva immaginare, anche senza alcun fondamento, le fiere di cavalli degli abitanti dei nuraghi della zona (Elighe Onna, Tùsari, Orolio, Altoriu, Salággioro, Serra Crástula, Piricu, Losa, Lugherras) proprio a San Leonardo, che allora si chiamava magari Zilìara o Zocapala. E poi, su su, nei secoli in una lunga corsa di tempo e di cavalli, dapprima con la razza indigena o locale, in seguito insanguata col berbero, forse con l'andaluso dell'allevamento de sa tanca 'e su re, la Tanca regia (istituita nell'anno in cui Colombo scopriva l'America) e ancora, in epoca a noi vicina, con l'arabo e l'inglese. A essere pignoli si può indicare una data in epoca recente: 1906, con una deliberazione della Giunta comunale con cui s'istituiva un Comitato permanente per dare «impulso alla fiera e farla diventare la prima dell'Isola». Ma dimostra che la fiera esisteva sin da tempi remoti. 

 sportIl cavallo, in questa zona, era di casa, e in parte lo è ancora. Nel Dizionario del Casalis, nelle monografie dei paesi sardi scritte da Vittorio Angius, leggiamo, ad esempio, che nel 1830, nei paesi del circondario (Santu Lussurgiu, Cuglieri, Scano Montiferro, Bonarcado, Seneghe), la consistenza dei cavalli era di ben 2185 soggetti. Ora, certamente, sono di meno. Ma la minore quantità è compensata dalla qualità, dal lungo lavoro di selezione e insanguamento.

Oggi, al di là degli aspetti sentimentali e di colore, il problema principale per la fiera di San leonardo è di sostegno e ampliamento del mercato: individuare le occasioni per uscire dal giro della Sardegna e sensibilizzare, nei modi opportuni e tempestivi, l'ambiente sportivo continentale, l'ambiente degli appassionati del cavallo da sella, del turismo equestre, delle scuole di equitazione, delle società ippiche. Un mercato qualificato del cavallo sportivo che privilegi la selezione, il carattere, la doma, la tipica nevrilità del cavallo sardo, le sue qualità intrinseche.
Ed è ciò che si sta cercando di fare.

antica_fieraLA FIERA DI GIUGNO.
Il
 due giugno nel calendario degli allevatori di cavalli è un appuntamento canonico: vuoi dire la fiera di San Leonardo di Siete Fuentes. La data è praticamente sinonimo di fiera equestre fin dalle origini.
 
cavallo_di_razzaIL CAVALLO DI RAZZA.
Oggi l'allevamento dei cavalli segue l'indirizzo imposto dall'Istituto Ippico sardo e le linee che maggiormente vengono portate avanti privilegiano gli stalloni anglo-arabi. Durante la stagione di monta presso le scuderie di Santu Lussurgiu vengono distaccati dal Deposito di Ozierì diversi riproduttori. Chi frequenta le numerose rassegne equine isolane, nota sempre più spesso la presenza di cavalli allevati in questo territorio, e il paese di Santu Lussurgiu, gareggia da sempre, con pochi altri, per i posti alti della classifica del Premio Regionale di Allevamento che si tiene presso l'ippodromo di Chilivani.

 vendere_comprareVENDERE, COMPRARE.
 Il due di giugno (la tendenza di questi ultimi anni è di spostarla alla prima domenica del mese) sembra che l'intera Sardegna - soprattutto la fascia occidentale e centrale - si riversi a San Leonardo per vendere, comprare, vedere, sentire prezzi, trascorrere una giornata con gli amici.

UNA FESTA LAICA
Rispetto alle altre sagre della Sardegna (il Rimedio a Oristano, Santa Vida a Serrenti, Bonacatu a Bonarcado), San leonardo è una festa prevalentemente commerciale, laica si direbbe. Anche se la chiesa pisana è lì, in mezzo al bosco, assediata dal cemento, con la statua del Santo che tiene fra le mani i ceppi simili alle pastoie per cavalli.
 

primo_mattino1DI PRIMO MATTINO.
Di primo mattino chi intende vendere un cavallo si reca nell'ameno sobborgo dove è stato organizzato uno spazio attrezzato per la fiera di San Leonardo. In camion o a dorso del proprio cavallo è facile assistere ad un continuo via vai lungo le camionabili che conducono alla piccola località del Montiferru. C'è chi affronta centinaia di chilometri per portare il cavallo alla fiera lussurgese.

ampi_spaziGLI AMPI SPAZI.
In poco tempo centinaia di cavalli assiepano le transenne e gli ampi spazi messi a disposizione dal Comune. Le contrattazioni sono le più varie. Uno sguardo attento, il controllo dei piedi, la ricerca di qualche vizio nascosto, la richiesta di un prezzo vantaggioso, la fretta di disfarsi di un animale ingombrante e antieconomico, la voglia di rientrare a casa con le mani in tasca (e il portafoglio pieno) animano l'ambiente fin dal primo mattino. I più fortunati chiudono l'affare dopo i primi abboccamenti e, venduto il cavallo, con la sella in spalle vanno a far festa.

contrattazioniLE CONTRATTAZIONI.
Le contrattazioni cominciano da subito. Le scelte sono tante, occorre sapersi orientare nella selva di gambe, scrutare nei camion, magari passare parola fra gli amici. I cavalli soddisfano la maggior parte delle esigenze: da sella o da fatica, da carne o per allevamento, è sempre possibile acquistare un prodotto adatto alle proprie esigenze. Nel posto è presente un ufficio comunale (abigeato) per regolarizzare le transazioni e vistare i bollettini.

tradizioni_viveTRADIZIONI VIVE.
La fiera di San Leonardo è anche l'occasione per vedere ancora in uso tradizioni ormai dimenticate nella maggior parte dei paesi della Sardegna. Si può dire di assistere ad uno spettacolo offerto da un museo vivente. Cavalieri vestiti con costumi tradizionali, cavalli addobbati con finimenti e attrezzi ormai in disuso. Usi e costumi di tante contrade, molto diversi tra loro, tutti accomunati dalla passione per i cavalli. Un bagno nella più genuina tradizione etnografica, unica nel suo genere. Non manca, anche se un po' in disparte, il commercio dei quadrupedi meno nobili, ma ugualmente richiesti.
 
rameMERCANZIE E MERCANTI.
Ai bordi del campo dove transitano i cavalli, le bancarelle espongono le loro mercanzie. Non mancano le selle e i finimenti equestri, proposti da abili artigiani lussurgesi. L'occasione è propizia per cogliere il variegato mondo degli allevatori. Con un pò ' di esperienza è facile riconoscere la provenienza dei visitatori dal loro abbigliamento: il nero domina il vestiario di quelli provenienti dalla montagna, il fustagno verde quelli del Campidano, i colori chiari preferiti dagli allevatori del Nord dell'Isola. Ognuno con la sua specificità gelosamente conservata e ostentata nel più grande raduno equestre.

campanelle2VENDERE IL CAVALLO.
Concludere l'affare, non è sempre facile. Vendere un cavallo richiede pazienza e perseveranza. Occorre attirare l'attenzione del compratore, fargli provare il cavallo, se lo chiede, offrire un prezzo ragionevole pur di non farselo scappare. Il richiamo ad amicizie comuni, interessi convergenti, decantare linee di sangue prestigiose, qualità provenienti da antiche e nobili razze sono gli ingredienti necessari a facilitare gli scambi. Nel commercio non ci vuole mai fretta.
NELLA PAGINA SEGUENTE, Un'improvvisata pariglia a tre serve per attirare l'attenzione del pubblico.

campanelle3CAMPANELLE E CAMPANACCI.
Accanto all'interesse per i cavalli può trovare posto anche qualche utile strumento per la campagna o per l'ovile.
Fanno bella mostra di sé i campamacci di tutte le dimensioni da attaccare al collo delle pecore o delle mucche, grandi e piccoli paioli in rame finemente lavorato. Se si preferisce andare alla scoperta di attrezzi tradizionali è facile imbattersi in veri pezzi da museo: selle da lavoro, frutto di abili artigiani del secolo scorso. Alcune, consumate dall'uso rappresentano delle autentiche reliquie del passato.

sport1CAVALLI E SPORT EQUESTRI.
Negli ultimi anni la fiera di San Leonardo propone un aspetto più prettamente sportivo, legato, cioè all'allevamento del cavallo da sella che manifesta attitudine per gli sport equestri. Grazie alla collaborazione del Comitato locale e dell'Istituto Ippico sardo, in occasione dell'appuntamento primaverile vengono organizzati dei raduni di incentivazione e di preparazione per puledri anglo-arabo-sardi di tre anni. Il pubblico segue con attenzione le prove dei giovani soggetti e spesso, senza attendere il giudizio della giuria, promuove con applausi o disapprova con fischi il comportamento dei puledri.

pranzoLA TAVOLA IMBANDITA.
L'appuntamento equestre di Siete Fuentes si conclude sempre con un gradito ritrovarsi davanti ad una tavola imbandita. Dai cofani delle auto saltano fuori come d'incanto prosciutti, salsicce, formaggi, vini rossi e pane profumato. Sotto i boschi o nei prati la conversazione interessata e gli affari lasciano il posto ai riti del pranzo collettivo. Alla fine come sempre tutti gli anni, la fiera di San leonardo si conferma un'autentica festa popolare equestre.

fonteTesti e foto sono tratti dal volume:
G. Firinu, S. Ligios, A. Cossu, Sa Carrela. Santulussurgiu, un paese a cavallo, Soter Editrice, Villanova M. 1995, pp. 54 - 79.

Sardegnacavalli.it ringrazia autori ed editore per averne autorizzato la pubblicazone on line.

Ultimo aggiornamento ( Lunedì 04 Maggio 2015 12:51 )