Nessun allarmismo ma controllo e prevenzione. È questa la ricetta proposta dal Servizio veterinario di controllo della ASL 5 di Oristano per combattere la West Nile Disease, la cosiddetta Febbre del Nilo che ha mietuto nell’Isola diverse vittime tra i cavalli e anche tra gli uomini in questo autunno.
Proprio la Provincia di Oristano è stata la più colpita di tutta la Sardegna, 11 cavalli morti, 3 uomini deceduti, 60 casi sintomatici di febbre nei cavalli su 180 prelievi di controllo. Il 57% dei casi, insomma, non è una cifra da sottovalutare, per questo venerdì 2 dicembre 2011 a Santu Lussurgiu si è tenuto un convegno organizzato da Francesco Deiala e Barbarangelo Licheri della ASL 5, Servizio Veterinario ufficio di Santu Lussurgiu. Nel salone del Montegranatico del comune montiferrino, per nulla toccato dalla Febbre del Nilo (contrariamente alle notizie diffuse dai mass media), una task force della Sanità pubblica ha illustrato la patologia, diagnosi e profilassi della paurosa febbre che ha seminato il panico tra gli allevatori e gli uomini.
Per il direttore del Servizio Veterinario della ASL 5 di Oristano Antonio Montixi la West Nile Disease non è una novità: «la conosciamo bene, già dal 1998 quando il primo focolaio apparve in Toscana. Allora interessò solo i cavalli, nessun essere umano. La situazione della Provincia di Oristano è stata seria ma ora il pericolo è passato. È opportuno richiamare prudenza quando si parla di febbre del Nilo per non diffondere allarmismi gratuiti nella opinione pubblica».
Nessun allarmismo ma controllo e prevenzione. Ora che il virus è scomparso con l’arrivo del freddo, che ha fatto scomparire le zanzare veicoli trasmettitori della malattia, «è necessario informare gli allevatori e l’opinione pubblica che l’ ASL di Oristano sta proseguendo nel lavoro di verifica e profilassi per cercare di arginare in futuro la patologia.
Stiamo aspettando – continua Montixi – i risultati dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo (che in Italia è impegnato nella ricerca sperimentale, controllo ed eradicazione delle malattie infettive sugli animali e quelle che si possono trasmettere agli uomini, ndr.) sui sei focolai ancora attivi in Provincia di Oristano. Attendiamo gli opportuni riscontri e poi inizieremo la profilassi che prevede l’utilizzo di “animali sentinella” nelle aree a rischio contagio, come lo stagno di S’Ena Arrubia ad Arborea, allo scopo di monitorarne la genesi e lo sviluppo».
Per quanto riguarda la zoonosi nell’uomo (la febbre del Nilo trasmessa attraverso la puntura di zanzara) «è da tenere assolutamente sotto stretta sorveglianza», spiega Rita Serpi dirigente di Igiene Pubblica della ASL di Oristano. Occorrono sorveglianza continua e diagnosi differenziale nell’uomo per evitare i casi di infezione e di decesso. «Anche gli uomini, in particolare gli allevatori o comunque di tutti coloro che sono a stretto e continuo contatto con i cavalli, – prosegue la Serpi - devono assumere comportamenti semplici e di estrema importanza nella prevenzione, come l’utilizzo degli spray antizanzara, vestirsi coprendo braccia e gambe a costo di patire il caldo durante l’estate».
Altro aspetto molto importante è la vaccinazione, per cui l’ASL di Oristano si è prodigata per poterla gestire durante l’esplosione della pandemia. «Abbiamo inoltrato richiesta alla Regione Sardegna di poter gestire il vaccino e distribuirlo agli allevatori a prezzo di costo, ma non abbiamo avuto alcun riscontro».
La Sanità pubblica, dunque, è presente e vigila attraverso la ricerca, la diagnosi e la profilassi per combattere la temuta febbre del Nilo. Si attende ora il passo decisivo della politica regionale, per dare la giusta attenzione a un settore economico molto importante per l’Isola, che una volta creava un indotto notevole e ora sta miseramente vivendo una crisi feroce.