Venerdì, 26 Aprile 2024
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rifiutiCamminan in mezzo alla Natura rappresenta una delle esperienze più spontanee e al tempo stesso più straordinarie per un escursionista.

Scoprire alberi, fiori, arbusti di ogni genere diventa una ricerca affascinante che può condurre a conoscere le diverse specie, a distinguere i frutti nelle diverse stagioni dell'anno, ma soprattutto a provare un senso di sempre maggior emozione ed entusiasmo di fronte alle meraviglie che la Natura opera.

Imparare a camminare ad occhi aperti, osservando l'Ambiente che ci circonda significa accrescere la propria confidenza con la natura, imparare a conoscere questo mondo ricchissimo, ad amarlo e soprattutto a rispettarlo e a vivere in esso con equilibrio e armonia.

I boschi sono vere e proprie centrali energetiche biologiche. Le foglie degli alberi intercettano la luce del sole e la utilizzano come fonte di energia per vivere e crescere; in tal modo ogni anno vengono prodotti enorni quantità di legno, foglie, fiori, frutta, semi, che costituiscono a loro volta il nutrimento per milioni di animali.

In un anno un ettaro di bosco (10.000 metri quadrati) può liberare nell'aria 20 tonnellate d'ossigeno e fissarne 10 di carbone dall'anidride carbonica dell'atmosfera. Lo stesso bosco, sempre annualmente, può assorbire e neutralizzare anidride solforosa, protossido di azoto, aldeide, benzopirene ed altri gas e vapori tossici e filtrare polveri e pulviscoli velenosi. Una corrente d'aria inquinata dalla presenza di un elevato tasso di anidride solforosa sarebbe completamente depurato se potesse attraversare un solo ettaro di bosco.

Un albero secolare, in una giornata di sole, può liberare sono forma di vapore traspirato, circa 600 litri d'acqua, assorbita dal terreno; un albero, durante un'estate, traspira circa 10.000 litri d'acqua, mentre un ettaro di bosco ne cede all'aria 3.500.000, restituendo all'atmosfera il 60/70% dell'acqua meteorica che, senza alberi, non verrebbe più ridata agli strati d'aria sovrastanti. In 100 metri di foresta possono vivere in stato ottimale, senza creare squilibri ambientali, 10 caprioli, 4 cervi. 2 cinghiali, milioni di piccoli mammiferi, miliardi di microorganismi.

Fare Trekking significa così imparare a "parlare" con la natura e a comprenderne il linguaggio.

Riuscire a camminare soffermandosi nei pressi di un albero, ascoltando il vento muoversi fra le foglie, guardando nella corteccia i buchi scavati dagli animali, significa attraversare l'ambiente con consapevolezza e attenzione, ed anche arricchire il proprio spirito, riposare la mente e sapersi armonizzare con i ritmi della Natura.

Il Trekking è camminare con intelligenza, è un'esperienza culturalmente affascinante. L'escursionista che voglia conoscere bene l'ambiente potrà munirsi di un manualetto specifico che riporti le specie floristiche e arboree.

Saranno inoltre fondamentali alcune norme comportamentali semplici ed essenziali, quali: non gettare mai rifiuti in natura, non accendere fuochi d'estate in luoghi aridi.



Il problema dei rifiuti in natura è "spinoso e tagliente come l'orlo frastagliato di una scatoletta arrugginita" e risolverlo è difficile.

Una busta di plastica, il foglio di carta stagnola del pacchetto di sigarette, la linguetta della lattina di bibita: sui pascoli alpini come sulle cime appenniniche o sui litorali è purtroppo quasi "normale" trovare questi residui del passaggio dell'uomo.

Lungo i sentieri, attorno ai rifugi, su ghiaioni e morene, nei ghiacciai di casa nostra come in quelli nepalesi, perfino in fondo alle grotte ha fatto la sua apparizione "il rifiuto".

Alla base di questa situazione di degrado sta una grande maleducazione dell'uomo. Rispetto al passato infatti la nostra era produce un'enorme quantità di rifiuti che rappresentano una violenta aggressione all'ambiente, che non riesce a metabolizzarli sia perché sono troppi, e troppo concentrati, sia perché sempre più spesso sono sostanze chimiche, sconosciute alla natura, non biodegradabili e tossiche.

Basterebbe che ognuno rimetesse nello zaino questi contenitori (che, soprattutto vuoti, pesano pochissimo), per preservare integro il fascino e il significato di quegli ambienti nei quali si possono trascorrere tante ore felici.

Evidentemente le abitudini irresponsabili, assinmilate nel tempo da una cultura sbagliata, finiscono col trasformarsi in condizionamenti automatici più forti del più elementare ragionamento.
Ed è così che si diventa una delle cause del degrado dell'ambiente.

La presenza massiccia di oggetti metallici e plastici, infatti, all' interno di un ecosistema fragile come ad esempio quello montano, può alterare la naturale traspirazione del suolo e può inquinare le falde acquifere delle sorgenti vicine; inoltre sacchetti e lattine diventano autentiche trappole dentro le quali vanno a morire, attratti dai residui delle sostanze zuccherine, centinaia e centinaia di insetti, necessari all'impollinazione della flora alpina e dell'equilibrio ecologico dei loro microambienti.

Per tentare di arginate questi pericoli, molte sezioni del CAI affiancate da altre associazioni ambientaliste hanno organizzato meritorie iniziative di pulizia, riportando a valle quantità inimmaginabili di immondizie, e restituendo la primitiva bellezza a molti ambienti naturali, pesantemente aggrediti dall'onda del turismo.

Tuttavia queste iniziative non sono mai risolutive, anche se servono come esempio e come richiamo morale per tutti.
Meglio sarebbe se venissero programmate come momenti culminanti di campagne più articolate, in cui trovano spazio altre strategie (interventi educativi, di incentivazione, legislativi, ecc.).

Quindi la prima regola è quella di riportare nello zaino tutti i rifiuti, che verranno poi destinati ad una corretta raccolta differenziata.

La Guida al trekking è di Dolomite

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