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NURAGHE ELIGHE ONNA (o CRASTA)

Da San Leonardo si prosegue verso Macomèr, dopo aver lasciato sulla destra la strada asfaldata per Borore, sulla sinistra in alto si individua la mole di Nuraghe Elighe Onna (o Crasta) che non è molto distante dalla strada provinciale.
Per giungervi a 2,4 km. da San Leonardo, si lascia quest'ultima e si risale il sentiero sulla sinistra (primo tratto sterrato, secondo cementato), proseguendo sulla destra alla biforcazione . E' necessario aprire un piccolo cancello di legno (ricordarsi di richiuderlo) e risalire un tratto sterrato abbastanza difficoltoso. Si raggiunge una bella radura con grandi querce e attraverso un varco nella recinzione a secco ci si immette in un'altra radura per giungere direttamente alla base del nuraghe.
Questo è situato su di uno spuntone basaltico in posizione dominante e in una zona particolarmente ricca di acque per la presenza della sorgente Nughis ad est e quelle di Sette Fontane di San Leonardo a sud. Pascoli e querce costituiscono il paesaggio di Elighe Onna. Si tratta di nuraghe a struttura complessa con aggregati affiancati al mastio principale. Le due torri marginali si saldano al muro perimentrale e si sviluppano una a NE e una a SO. Sono rilevabili poche tracce della cortina che le collegava, passando davanti all'ingresso.

Quando visito i nuraghi mi piace prima aggirarli, il piacere di visitarli all'interno e salire sulla sommità lo riservo per ultimo. Sul lato SO proprio sotto il nuraghe si trova una casetta in pietra in abbandono, col tetto in tegole crollato. L'ingresso di quest'ultima è ad oriente e nel retro una parte della parete è stata ristrutturata con blocchi di cemento. Da questo lato, a circa dieci metri dalla casupola, vi è un accumulo di pietre poste longitudinalmente (forse si tratta dei resti di una tomba di giganti o di un antico ricovero per le greggi). L'ingresso è appena abbozzato, ma manca l'esedra...chissà...

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Gli giro intorno e scatto qualche foto. Poi risalgo lo strapiombo per raggiungere il nuraghe, seguo i camminamenti di pecore e capre che si spingono in alto, tra le rocce, in cerca di piccoli germogli. Cespugli di euforbia (Euphorbia pithysa L.), di pungitopo (Ruscus aculeatus L), macchioni d'edera (Edera helix L.) e cespugli di leccio (Quercus ilex L.) ricoprono gli interstizi dei grandi massi.
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Affronto l'ultimo tratto di arrampicata, impacciato dal binocolo, macchina fotografica e dal marsupio.
Finalmente sono in cima. Fotografo un lavatoio naturale, situato sulla destra della piazzola antistante la torre centrale: probabilmente era utilizzato allo stesso scopo anche dagli antichi abitanti del nuraghe. Poi visito l'interno della megalitica costruzione per dare conferma ai ricordi che ho di questo bel sito. A sinistra entrando è ben individuabile la scala interna interrotta nella parte alta dal crollo di massi e a destra una delle tre nicchie presenti. La volta del nuraghe è sfondata ed un raggio di luce lascia intravedere i particolari della costruzione.
Esco dal mastio e mi inerpico sui massi franati della torre di sinistra aggrappandomi all'albero d'edera che sulla parete di ponente somiglia ad un quadro e raggiungo la sommità. Dall'alto, in direzione NO scorgo un'altra torre nuragica, la osservo col binocolo e appare abbastanza integra e non molto lontana; ma non c'è tempo. Scatto qualche altra foto lungo la discesa e poi via verso Tamuli. 


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