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Viaggiatori di Sardegna

Il 1800 è considerato il secolo della «scoperta» della Sardegna. Infatti numerosi scrittori e letterati italiani e stranieri visitarono l'isola e, affascinati, ne descrissero gli usi, i costumi e i paesaggi nelle loro opere.

Ma anche buona parte degli autori sardi manifestarono un grande interesse per la storia della loro terra e approfondirono le loro conoscenze sia nel campo strettamente geografico che in quello archeologico, storico, linguistico ed etnologico.
Una serie di fattori concomitanti favorì il sorgere di questo interesse, primo fra tutti il progresso generale della cultura sarda, raggiunto grazie ad una maggiore diffusione della stampa e della istruzione (le Università esistevano dall'inizio del Seicento, ma le scuole elementari furono istituite in tutti i centri dell'Isola solo nel 1823).

Durante il 1900 avviene la riscoperta della Sardegna da parte di narratori, poeti e giornalisti italiani ed europei. Anch'essi, come i viaggiatori del secolo precedente, rimasero incantati dallo scenario che si offriva ai loro occhi: la Sardegna appariva come una terra mitica, lontana e incontaminata, ed il viaggio nell'Isola aveva anche il signifìcato simbolico di un viaggio nella «diversità» che sembrava nascondere un desiderio di felicità perduta o addirittura la nostalgia verso il mondo dell'infanzia.

gastonPorto Torres!... Il primo paese sardo è sotto i nostri occhi. Triste e misero villaggio dalle case basse, dove si vedono passare dei bambini smunti; il suo porto somiglia a una pozzanghera. Grandi memorie popolano tuttavia le sue mura silenziose e si librano sui monumenti in rovina che popoli di diverse razze riempirono della loro grandezza.

Gaston VuillierGaston Vuillier, scrittore francese, è stato tra i più efficaci divulgatori stranieri della civiltà sarda, sia per l'accuratezza e la documentazione delle sue descrizioni sia per le illustrazioni che acccompagnano il racconto del suo viaggio nell'Isola.

1959 intel mi 0006Elio Vittorini (1890-1966) giunse in Sardegna agli inizi degli anni Trenta - circa 10 anni dopo Lawrence - in occasione di un viaggio organizzato dalla rivista L'Italia letteraria e abbinato ad un concorso per il miglior diario di viaggio. Lo scrittore vinse il primo premio con Viaggio in Sardegna (1936), che in seguito si intitolerà Sardegna come un'infanzia (1952).

Elio VittoriniSubito fuori dal caseggiato di Terranova l'orlo vulcanico che circonda la baia inghiotte la cittadina e, a un chilometro, anche l'ampio specchio lacustre. Sollevati contro il cielo si corre su una superficie convessa che pare s'inarchi e dilati e debba scagliarci da un momento all'altro nello spazio.

bcarlolevi1 maxQuando è scesa la notte, a Orune, e il vento arriva gelido da Santandria, e pare risalga il monte come qualcuno che corra su per l'erta con un suo fascio di spine pungenti, e le pozze d'acqua per terra si ricoprono di una crosta di ghiaccio che scricchiola sotto i piedi, al lume giallastro dei radi fanali, e chi s'incontra per via invita a bere qualcosa, ci si rifugia volentieri, intirizziti, in un bar.

634px Carlo Levi AlassioIl libro di Carlo Levi (1902-1975), Tutto il miele è finito, nacque come serie di appunti per un volume fotografico sulla Sardegna, in seguito ad un viaggio compiuto dall'autore nel 1952.

A questi primi commenti se ne sovrapposero altri, frutto di ulteriori viaggi nella nostra Isola e si giunse così alla composizione del libro. Non era la prima volta che Levi dimostrava interesse verso il Sud e le sue problematiche: nell'opera Cristo si è fermato ad Eboli, che narrava la storia (autobiografica) di un confinato politico in Lucania, lo scrittore si era accostato con un atteggiamento ambivalente alla terra lucana: da un lato era affascinato da un mondo antico, tagliato fuori dalla storia, in cui sopravvivevano usi e costumi millenari, dall'altro era forte in lui un sincero impegno di denuncia dei problemi socio-economici di quella terra. La pubblicazione di quest'opera determinò l'inizio di quell'interesse verso il Meridione che in seguito si estese dalla letteratura anche alla pittura e al cinema.

1z210lfDavid Herbert Lawrence nacque a Eastwood, nell'Inghilterra settentrionale, l'11 settembre 1885, quarto figlio di un minatore e di una maestra di scuola. Dopo aver frequentato grazie a una borsa di studio la scuola superiore, entrò a ventun anni all'University College di Nottingham.

Precedentemente aveva lavorato come impiegato e maestro elementare. Nel 1908 ottenne l'abilitazione all'insegnamento, dopo la quale fu assunto alla Davidson Road School di Croydon, una cittadina a sud di Londra. Il distacco dalla famiglia d'origine fu particolarmente difficile, a causa soprattutto dell'intensità del rapporto con la madre, che sarebbe stata al centro della sua vita emotiva almeno sino alla morte di lei, nel 1910. Nel suo primo importante romanzo, Figli e amanti (Sons and Lovers, 1913), largamente autobiografico, avrebbe raccontato come il sentimento possessivo di una madre impedisca al figlio di portare a pieno compimento un rapporto d'amore con altre donne. Dopo un serio attacco di polmonite tra il novembre del 1911 e il gennaio del 1912, Lawrence abbandonò definitivamente l'insegnamento. 

 

Queste corriere in Italia sono splendide. Prendono le strade ripide, tortuose, con tale facilità, sembra che vadano con tale naturalezza. E questa era anche comoda.

lamarmoraAlberto Ferrero Della Marmora (1789 - 1863), ufficiale piemontese di ottima famiglia, arrivò per la prima volta in Sardegna nel 1819. Nell'Isola fu poi mandato in esilio in seguito ai moti del 1821; venne riammesso nell'esercito, ma tornò spesso in Sardegna come addetto allo Stato Maggiore del Viceré e, nel 1849, come luogotenente generale.

La Sardegna deve molte delle sue conoscenze al Generale Alberto Ferrero della Marmora. Le sue opere sono ancora pietre miliari per gli studi archeologici, geologici, etnografici, faunistici, botanici, artistici e ambientali della Sardegna. Uno dei grandi esploratori dell'Ottocento che ha percorso in largo e in lungo l’Isola studiandola in ogni suo aspetto. 

Nel Montiferro, che egli chiama «il gigante dei monti ignei della Sardegna» e a Santu Lussurgiu in particolare, egli ha sostato a più riprese, ospite di Mad. Jeannette Terse moglie di Don Agostino Obino1, ma ospite anche di pastori, di squadre di cacciatori nelle zone più impervie, sulle cime più alte quando vi si recava per effettuare i rilievi necessari per la sua grande triangolazione dell'isola.

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