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gipeto

3. Gypætus occidentalis, Schleger
Barbudu, Ingurtossu, Achila ossaja
C. M. 
Benturzu barbuduC. S. 
Avvoltoio barbato occidentale. 

Io ho potuto studiare quattro avvoltoj barbuti (un giovane e tre adulti) conservati nel Museo di Cagliari, ed altri individui esistenti nel Museo di Torino, ed uno posseduto da me. La specie di Sardegna, distinta dal vero Gypætus barbatus, Cuv. delle Alpi, e dal G. nudipes, Brehm, si trova anche sui Pirenei (1), e recentemente il signor Tristram ha osservato nella collezione del sig. Le Coq di Clermont otto Gypœti dei Pirenei col petto di un colorito assai cupo. Nel Museo di Pisa invece esiste un individuo, che si dice proveniente dai Pirenei, ed è perfettamente simile a quelli delle Alpi, dai quali gl'individui di Sardegna differiscono per la statura alquanto minore e pel colorito assai più vivo. Però io non ho alcuna prova certa che l'individuo del Museo di Pisa sia veramente dei Pirenei, e, se così fosse, converrebbe credere che sui Pirenei si trovino ambedue le specie o forme, cioè tanto l' occidentalis che il vero G. barbatus, Cuv., la qual cosa non mi sembra molto probabile.

Ecco la descrizione degli individui ardulti di Sardegna: becco color di corno chiaro; iride di color rosso arancione; penne setolose della barba e della base del becco nere e rivolte in avanti; queste ultime cuoprono le narici, che sono allungate e dirette obliquamente dall'alto al basso e dall'avanti all'indietro; pileo bianco latteo leggermente tinto di gialliccio, limitato da due linee nere laterali, che dalla base del becco passano sopra gli occhi, e quindi posteriormente sull'occipite curvandosi colla concavità in fuori si avvicinano e descrivono così la figura del ferro di alcune alabarde. Nel mezzo del pileo dalla base del becco fino all' occipite corre una sottile linea nera, che divide in due metà la figura suddetta. Una macchia nera nella regione auricolare. Le gote sono di color bianco tendente al lionato-gialliccio chiaro, e sono asperse di grosse penne setolose nere. Parte posteriore del collo di colore bianco leggermente tinto di lionato. Parte anteriore del collo di color rosso lionato vivacissimo. Petto, ventre, fianchi, calzoni e penne dei tarsi di color lionato; le penne del petto hanno alla loro estremità alcune macchie nere che nell'insieme formano una specie di fascia trasversale più o meno larga nei diversi individui. Sottocoda lionato con grandi macchie bruno-nere più estese sulla metà esterna di ciascuna penna. Penne del dorso groppone e sopraccoda grigio-scure collo stelo biancastro. Le cuopritrici superiori delle ali dello stesso colore del dorso collo stelo ed una stretta macchia allungata su ciascuna penna di color bianco tendente al lionato gialliccio chiaro. Remiganti e timoniere bruno-cenerine collo stelo bianco. Coda cuneiforme. Dita livide, unghie color di corno, dito esterno unito alla base col medio da una larga membrana.

Dimensioni: Lunghezza totale 1m,00 circa. — Dall'angolo dell'ala all'estremità delle remiganti da 0,78 a 0,82. — Coda, dalla base all'apice delle timoniere da 0,58 a 0,60. — Apertura del becco 0,10. Tarso da 0,08 a 0,085. — Dito medio non compresa l'unghia 0,09.

I giovani hanno il collo nero; le parti superiori bruno-nere con grandi macchie biancastre sul dorso e sulle cuopritrici superiori delle ali; le parti inferiori sono bruno-cenerine con macchie biancastre sulle estremità delle penne.

L'avvoltojo barbato in Sardegna non è molto raro; io ne ho veduti due individui nello stesso giorno nelle montagne presso il Genargentu (sic.). Era facile riconoscerli dalle lunghe ali e sottili, e dalla coda lunghissima e cuneiforme. Essi non avevano il volo pesante degli avvoltoj, ma scorrevano con grandissima agilità e leggerezza intorno ai fianchi rocciosi dei monti tenendo le ali quasi immobili. L'avvoltojo barbuto è ben conosciuto dagl'indigeni ed in specie dai pastori e dai cacciatori, i quali mi hanno sovente ripetuto come questo uccello abbia il costume di prendere le ossa, portarle ad una grande altezza, e di là farle cadere sulle roccie (sic.) perchè si rompano, e quindi calare ed ingoiare i frammenti minori, e poscia riprendere i più grandi e ripetere la stessa azione. Anche dal dottor Cauglia, distinto veterinario sardo, ho inteso narrare come una volta egli fosse stalo spettatore di questo fatto; e da questa abitudine hanno avuto origine i nomi sardi di ingurt' ossu (ingoia ossa) e di achila ossaia (aquila mangiatrice d'ossa). Questa cosa infine mi è stata confermata dal mio amico e compagno il marchese Orazio Antinori, che mi diceva di aver trovato in un individuo ucciso nell' Asia Minore un frammento di un femore di pecora lungo diversi pollici, e che si conserva in Smirne dal suo amico signor Guido Gonzembach.
Cfr. anche: - Collezione ornitologica "Tommaso Salvadori", Villa Vitali - Fermo
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(1) Ecco le parole di Bonaparte a questo riguardo: «La deuxième, plus petite, à couleurs plus vives, à tarses emplumès, qui vit en Sardaigne et sur le Pyréqées, et que M. Schlegel, qui l'a le premier distinguée, du moins avec quelque assurance, a nommée Gypaete occidental (Gypœtus occidentalis)». • Ch. Bonaparte, Comptes rendus de l'Acad. des Sciences, séance du 11 mars 1850, tom. 30 p. 272.
Anche Blyth recentemente (Ibis, January 1863, p. 25) ripeté: «Prince Bonaparte recoguises as distincl  G.  orientalis (doveva dire occidentalis) from the Pyrenees, Sardlnia, ecc.•


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