Archeologia
Archeogalley
Presentiamo in questo numero l'itinerario proposto dagli studenti della scuola media statale «A. Segni» di Santu Lussurgiu (Oristano) che hanno partecipato al Premio Nazionale per un trek storico, etnografico, naturalistico organizzato dalla nostra Rivista.
IL MASSICCIO VULCANICO DEL MONTIFERRU
L'itinerario che rappresentiamo si sviluppa in una delle zone più suggestive della Sardegna: il massiccio vulcanico del Montiferru. In questa regione, più che altrove, storia e natura si fondono così intimamente da fornire l'immagine di un'unità territoriale ricca e affascinante, ancora tutta da scoprire.
Siamo sulla parte orientale dell'imponente catena, agevolmente raggiungibile dalla S.S. 131 Carlo Felice, attraverso gli svincoli di Macomer, Abbasanta, Paulilatino e Tramatza. La regione è incentrata sul cono vulcanico da cui ha preso il nome e ne comprende gli espandimenti basaltici fino alla pianura oristanese a Sud, al mare ad Ovest, al Rio Mannu a Nord e al monte S. Antonio a Nord-Est.
Caratterizzato dal tipico paesaggio d'altopiano nelle zone pedemontane e da svettate che superano i mille metri ricche di numerose e abbondanti sorgenti d'acqua freschissima e leggerissima dalle quali si formano lunghi e tortuosi torrenti spezzati da ripide cascate, il Montiferru appartiene amministrativamente alla XIV Comunità Montana e alla Provincia di Oristano.
Abitata sin dal primo neolitico e largamente nel periodo nuragico, la regione in età punico-romana aveva come capoluogo la città di Cornus, rasa al suolo dal console T. Manlio Torquato nell'anno 537 di Roma, dopo la sconfitta dei sardo-punici di Amsicora.
Di tali testimonianze è piena l'intera regione: domus de janas, nuraghi, città sepolte, costituiscono le tappe privilegiate per gli appassionati di archeologia.
Nell'Alto Medioevo, il dipartimento del Montiferru apparteneva al giudicato di Torres e il castello omonimo, del quale ancor oggi è possibile osservare i resti, ne costituiva il confine con quello di Arborea; con la caduta dei giudici, il Montiferru fu incorporato alla corona d'Aragona e ceduto in feudo a Guglielmo di Montagñans che lo vendette alla famiglia Zatrillas nel 1421 per 6 mila fiorini d'oro.
Nel 1670 il feudo venne confiscato a donna Francesca Zatrillas perché accusata di concorso in omicidio e lesa maestà, e venduto a don Francesco Brunengo; ma, nel 1709, per indulto di Carlo III, il feudo venne restituito a don Gabriele Aymerich - Zatrillas.
Passata la Sardegna alla Casa Savoia nel 1720, il Montiferru continuò a stare nelle mani di vari feudatari fino al 1848 quando anche l'Isola poté godere dei benefici della Costituzione concessa da Carlo Alberto.
L'attività economica prevalente della regione è quella agro-pastorale (molto rinomati i cavalli anglo-arabo-sardi allevati a Santu Lussurgiu), con un ricco e apprezzatissimo artigianato che trova i suoi esempi migliori a Cùgliri e a Santu Lussurgiu.
- Prec
- Succ >>