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rivista trek 27 1989IL NOSTRO ITINERARIO

Presentiamo in questo numero l'itinerario proposto dagli studenti della scuola media statale «A. Segni» di Santu Lussurgiu (Oristano) che hanno partecipato al Premio Nazionale per un trek storico, etnografico, naturalistico organizzato dalla nostra Rivista.

IL MASSICCIO VULCANICO DEL MONTIFERRU

L'itinerario che rappresentiamo si sviluppa in una delle zone più sugge­stive della Sardegna: il massiccio vul­canico del Montiferru. In questa re­gione, più che altrove, storia e natura si fondono così intimamente da for­nire l'immagine di un'unità territoriale ricca e affascinante, ancora tutta da scoprire.

Siamo sulla parte orientale dell'imponente catena, agevolmente raggiun­gibile dalla S.S. 131 Carlo Felice, attraverso gli svincoli di Macomer, Ab­basanta, Paulilatino e Tramatza. La regione è incentrata sul cono vul­canico da cui ha preso il nome e ne comprende gli espandimenti basaltici fino alla pianura oristanese a Sud, al mare ad Ovest, al Rio Mannu a Nord e al monte S. Antonio a Nord-Est.
Caratterizzato dal tipico paesaggio d'al­topiano nelle zone pedemontane e da svettate che superano i mille metri ric­che di numerose e abbondanti sorgenti d'acqua freschissima e leggerissima dalle quali si formano lunghi e tortuosi torrenti spezzati da ripide cascate, il Montiferru appartiene amministrati­vamente alla XIV Comunità Monta­na e alla Provincia di Oristano.

Abitata sin dal primo neolitico e lar­gamente nel periodo nuragico, la re­gione in età punico-romana aveva co­me capoluogo la città di Cornus, rasa al suolo dal console T. Manlio Torqua­to nell'anno 537 di Roma, dopo la sconfitta dei sardo-punici di Amsicora.
Di tali testimonianze è piena l'in­tera regione: domus de janas, nuraghi, città sepolte, costituiscono le tappe privilegiate per gli appassionati di ar­cheologia.
Nell'Alto Medioevo, il dipartimen­to del Montiferru apparteneva al giu­dicato di Torres e il castello omoni­mo, del quale ancor oggi è possibile osservare i resti, ne costituiva il con­fine con quello di Arborea; con la ca­duta dei giudici, il Montiferru fu in­corporato alla corona d'Aragona e ce­duto in feudo a Guglielmo di Montagñans che lo vendette alla famiglia Za­trillas nel 1421 per 6 mila fiorini d'o­ro.
Nel 1670 il feudo venne confisca­to a donna Francesca Zatrillas perché accusata di concorso in omicidio e lesa maestà, e venduto a don Francesco Brunengo; ma, nel 1709, per indulto di Carlo III, il feudo venne restituito a don Gabriele Aymerich - Zatrillas.
Passata la Sardegna alla Casa Savoia nel 1720, il Montiferru continuò a sta­re nelle mani di vari feudatari fino al 1848 quando anche l'Isola poté gode­re dei benefici della Costituzione con­cessa da Carlo Alberto.

L'attività economica prevalente del­la regione è quella agro-pastorale (mol­to rinomati i cavalli anglo-arabo-sardi allevati a Santu Lussurgiu), con un ricco e apprezzatissimo artigianato che trova i suoi esempi migliori a Cùgli­ri e a Santu Lussurgiu.


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