Itinerari della Fede
I centri religiosi temporanei (Novenari)
Sono generalmente sorti come conseguenza della venerazione dei devoti per un santo e sono stati costruiti dove si è ritrovata la sua sepoltura o nel luogo di un martirio o dove sono avvenute apparizioni o manifestazioni dirette che la divinità ha fatto di sé stessa o della propria natura. Nell'antichità gli attributi di sacralità dati ad un luogo erano dovuti al fatto che solo in questo sito si era manifestata la divinità lasciando le cose intorno piene della sua grazia e dove i fedeli hanno continuato ad affluire anche dopo la cessazione della religione che aveva creato quei luoghi ed il sorgerne di una nuova nello stesso posto. La maggior parte dei centri religiosi temporanei sono infatti sorti sopra luoghi di antichi rituali pagani o nelle loro immediate vicinanze le cui tracce sono state assimilate dal Cristianesimo senza che si sia verificata una soluzione di continuità con la tradizione. In epoca bizantina verso il secolo VIII, durante la persecuzione iconoclasta molti monaci ortodossi si erano rifugiati in Sardegna dove avevano costruito diversi centri monastici rurali attorno a chiesette, intitolate a santi del menològio greco, con attorno le cellette o casette dei monaci conversi, i Kelliotes. Queste piccole costruzioni si affacciavano ad uno spazio centrale (mandra) e poggiavano su un muro che cingeva l'intero complesso seguendo la tipologia del recinto.
I centri di cui trattiamo ne ricalcano esattamente lo schema pianimetrico simile a quello delle "laure" del monte Athos. Infatti le casette destinate al riparo dei novenanti e dei pellegrini nella maggior parte dei casi sono disposte a schiera attorno alla chiesa e corrono continue lungo il bordo dell'area creando un recinto di forma poligonale o, più spesso, ellittica.
Caratteri tipologici ed elementi architettonici
Le dimore temporanee suddette, chiamate Cumbessias (Pendentes) a Scano Montiferro, sono corpi di fabbrica elementare composti generalmente da uno o due ambienti coperti da un tetto ad una o due falde. I più antichi avevano un focolare centrale, qualche sedile di pietra e altre semplici infrastrutture. Alcuni si distinguono dagli altri, come quello del prete o del priore che quasi sempre sono più grandi. Con i suddetti termini vengono spesso impropriamente indicati anche i loggiati dove si vendevano mercerie, cibarie e prodotti di artigianato locale.
Sovrapposizioni storiche
I Novenari hanno precedenti preistorici: esiste, infatti una continuazione di culti che si svolgevano dal periodo eneolitico fino al monachesimo medioevale che ne sancirrà la continuità di luogo sacro. Attorno a diversi santuari prenuragici e nuragici si costruivano capanne per i pellegrini, recinti, loggiati ed edifici per il mercato e per le riunioni. A titolo comparativo si possono citare alcuni esempi che sono veri e propri antecedenti degli attuali novenari:
- Il santuario prenuragico di Monte d'Accoddi, presso Porto Torrers (SS), che si eleva al centro di un villaggio sacro temporaneo formato da aggregati di capanne per i pellegrini;
- Il santuario di Santa Vittoria presso Serri (Ca) composto da diversi gruppi di edifci, un tempio a pozzo e un "recinto per le feste" dove i pellegrini stazionavano e riposavano;
- Il tempio a pozzo di Santa Cristina di Paililatino (Or) attorno al quale si notano i resti di numerose capanne che venivano utilizzate come dimore temporanee.
Diffusione e ubicazione
La maggior diffusione dei centri religiosi temporanei si ha nella Sardegna centrale, nella fascia che si estende dal golfo di Oristano a quello di Orosei, in modo particolare nelle regioni del Guilcieri e del Barigadu, dove si trovano numerosi Comuni che comprendono più di un "centro" nel loro territorio. Su 75 novenari, ancora in uso in tutta la Sardegna, 22, pari al 29.33%, sono ubicati in queste due regioni. Sorgono raramente in pianura o in prossmità del mare, mentre si trovano, nella maggior parte dei casi, sui rilievi delle zone più interne ad una altitudine media di 420 m. s.l.m.. Un dato interessante è che il 30,67% dei centri religiosi temporanei in uso sono intitolati alla Madonna.
Festeggiamenti religiosi e civili
Il trasferimento è una forma ritualizzata di pellegrinaggio che da inizio alla novena; consiste nel trasferimento dalla parrocchia del paese alla chiesa campestre della statua del santo. Il simulacro viene generalmente trasportato a braccia o su una lettiga dai confratelli preceduti dal prete e seguiti dai fedeli che fino a qualche anno fa, in segno di devozione o per sciogliere un voto, percorrevano il tragitto a piedi nudi.
L'atmosfera del pellegrinaggio esprime chiaramente una profonda religiosità. Dopo i nove giorni si ripete il trasferimento in senso inverso, con lo stesso rituale; solo in pochi casi il trasferimento non avviene perché la statua del Santo resta tutto l'anno nella chiesa campestre. Attualmente si usano mezzi a motore e un numero sempre più esiguo di devoti compie il tragitto a piedi.
L'aspetto religioso della vita comunitaria è organizzato dal sacerdote; la novena, ripetuta per nove giorni, si compone di orazioni a modulo fisso, preghiere al santo e canto delle lodi in lingua sarda, dette gosos o goccius,che rispecchiano i goigs catalani. In alcuni casi la novena si ripete per due volte, con una durata massima di 18 giorni, e qualche volta viene fatta senza la presenza della statua.
In molti novenari, al termine delle celebrazioni, il santo viene portato di muristene in muristene dall'obriere o da un devoto seguito da alcuni ragazzi addetti alla questua.
La festa religiosa culmina con una processione attorno alla chiesa; il corteo si snoda seguendo un ordine prestabilito: avanzano per primi i cavalieri, seguono lo stendardo del santo, le confraternite, il simulacro, il sacerdote e infine una moltitudine di fedeli che recitano orazioni e intonano gosos. (1)
L'organizzazione della festa religiosa è affidata al sacerdote che divide il suo compito con un procuratore detto oberaju o priore che organizza e provvede al benessere dei novenanti compresi i pranzi e gli intrattenimenti. Anticamente nei novenari stava l'eremitano (hermitano o pregador, raccoglitore di offerte, che aveva il compito di custodire e sorvegliare il santuario. Oggi il sacerdote e il priore sono spesso coadiuvati da un comitato che si occupa prevalentemente dell'aspetto profano della festa.
Aspetti pagani o semidevoti
In molti novenari la sera della vigilia della festa si da inizio ai rituali le cui radici sono da ascriversi al mondo pagano, come quello di eseguire dei balli intorno ad un grande fuoco acceso nel sagrato della chiesa, che assume un aspetto marcatamente sacrale.
Un altro rituale tra i più interessanti è il pernottamento, cioè il dormire presso i muristenes, usanza che affonda le sue radici nei santuari pagani dove i fedeli si recavano in occasione delle feste. Nella storia delle religioni quest'usanza, praticata allo scopo di ricevere nel sogno rivelazioni divine, era detta incubazione o incubatio che è continuata nel rito greco, soprattutto presso le chiese di San Michele Arcangelo considerato santo guaritore; i fedeli dormivano all'intemo del tempio a Lui dedicato perché potesse indicare in sogno la cura per alcune malattie. Questo rituale era comune nelle chiese campestri se, dal secolo XVI, sono state emanati diversi pregoni con lo scopo di condannare e proibire quest'usanza; per esempio, il Sinodo di Torres del 1625 fa un chiaro riferimento ai riti di incubazione che si praticavano all''intemo delle chiese «...è necessario estirpare un abuso...in occasione della festa dei santi, uominie e donne si trattengono assieme per tutta la notte, non senza evidente scandalo».
Anche Francesco Alziator vede nel pernottamento dei pellegrini presso i muristenes una continuità legata agli antichi riti della incubatio, della quale ormai si è perso il ricordo ed il significato per una specie di dannatio memoriae o perdita della coscienza e ormai il dormire e considerato soltanto un motivo di riposo.
In Sardegna si è sempre data una grande importanza all'esperienza del sonno in senso divinatorio e terapeutico; l'attività onirica era strettamente legata alla sfera del sacro come veicolo che poteva consentire un contatto con la divinità o con i defunti e come conoscenza di una realtà esterna.
Oltre che dormire si usava, dentro le chiese, anche mangiare e ballare e, malgrado le condanne dei sinodi che dal sec. XVI al XIX vietavano queste usanze, esse sono perdurate fino alla fine del sec. XIX e all'inizio del XX.
La profonda religiosità dei sardi, il grandissimo numero di santuari esistenti e perciò anche di feste in onore di santi, la «cantidad de las ferias» hanno creato nel passato qualche problema come il rallentamento della stessa amministrazione della giustizia tanto che sono stati emanati "pregoni", come quello del marchese di Cortanze del 14 gennaio 1728 o quello del viceré Don Francesco Conte Tana del 30 agosto 1759, per cercare di rallentarle e di sopprimerne alcune. Ma le feste non solo non decrescevano, anzi aumentavano. Anche i Prefetti le criticavano perché spesso provocavano interruzioni di utili lavori, spese inutili, sprechi e risse; si condannavano usi profani come quello del curiolu (l'offerta di pane e di carne a coloro che erano intervenuti alla festa), delle questue, dei banchetti dei priori e tutti i divertimenti profani che però, per la forza della tradizione, non sono mai scomparsi completamente.
In alcuni centri religiosi la fede raggiunge veramente una grande intensità espressiva e lo dimostra la grande quantità di ex voto appesi alle pareti delle chiese, in altri la taumaturgia di certi santi guaritori ha ancora un discreto credito e molte pratiche sopravvivono in manifestazioni sporadiche e limitate, spesso degenerate nel loro contenuto originale, evidenziando però quell'aspetto particolare della medicina popolare chiamata anche teologica, ma che sarebbe più giusto chiamare magica.
Molti centri religiosi temporanei recentemente sono stati ricostruiti ed attrezzati con collegamenti e comodità commisurate alla ricettività di centinaia di fedeli che li visitano ed hanno assunto l'apparenza di veri e propri villaggi, sono aperti tutto l'anno e frequentati anche fuori novena. Diversi muristenes sono stati snaturati con l'aggiunta di corpi superfettativi o attraverso aperture, ingressi secondari e l'uso di materiali diversi che non rispettano le caratteristiche locali, con la conseguente perdita dell'unità architettonica. Se il pellegrinaggio sopravvive ancora in forme anche vistose, ormai sta diventando quasi privo di ogni spinta interiore e di ogni significato puramente religioso.
____________
(1) Come esempio si riportano le pagine di gosos contenute in un manoscritto dedicato alla Novena di San Leonardo di Sette Funtanas, il cui primo impianto porta la data del 1837 con duecento venti anime novenando.
- << Prec
- Succ