Un trekking a cavallo sul Montiferru in un territorio fortemente caratterizzato da eventi primordiali che ne hanno impresso in modo indelebile la morfologia e il paesaggio picchi, guglie, criniere di basalto, sorgenti purissime nascoste tra la vegetazione forte di querce, lecci, agrifogli che hanno vinto l'aridità della roccia ignea e dei ripetuti incendi degli uomini, conquistando per loro e le specie animali del bosco un humus soffice, carico di ricche sostanze nutritive.
Lungo il percorso le emozioni sono tante e inaspettate come quella che si prova vedendosi attraversare il sentiero da una famigliola spaurita di cinghiali che al primo rumore fulminea raggiunge la fitta boscaglia, e più in alto, quasi perpendicolari ai picchi più alti, le evoluzioni di alcune coppie di corvi imperiali che si corteggiano nella libertà più assoluta del cielo terso del Montiferru.
E poi Ombretta, la cavalla che i fratelli Campus di Santu Lussurgiu mi lasciano spesso, docile e generosa, inseparabile compagna di tante escursioni in solitaria, sin troppo paziente con la mia inesperienza e l'insaziabile voglia di conoscere più a fondo i siti più belli e nascosti di questo straordinario territorio. Per comodità di coloro che vorranno ripetere questa escursione ne descriverò il percorso utilizzando la toponomastica ufficiale: quella riportata nella carta 1:25000 dell'I.G.M. (Foglio 206, Quadrante III, Orientamento N.E. Santu Lussurgiu).
La partenza da Santu Lussurgiu di buon mattino. Il gruppo è abbastanza nutrito, circa una ventina di cavalieri quasi tutti di Santu Lussurgiu. Raggiungiamo Su Tancatu e dopo il primo tratto in salita, proseguiamo in pianura e poi in discesa lasciando sulla destra i rilievi di Pala Frearzu sino a valle sul guado di Riu Sos Mòlinos. La giornata è ideale e il sole primaverile rende il clima tiepido, piacevole e rigenerante. Risaliamo il malandato sentiero oltre il guado sino alla consortile asfaltata di Bau 'e Mela e percorrendola proseguiamo verso Punta Funtana de Figu (m.957) che lasciamo sulla sinistra per raggiungere in cima il recinto dell'Azienda Foreste Demaniali della Sardegna che ospita ancora diverse decine di esemplari di cervo sardo miracolosamente scampati al terribile incendio dell'agosto del 1994. Il recinto si trova a sinistra della carrareccia quasi di fronte a Punta Bausinari (m. 853), ed è facilmente individuabile. Gli giriamo intorno e riusciamo ad individuare alcuni esemplari di cervo sardo che pascolano tranquilli e ci guardano incuriositi.
Torniamo indietro e raggiungiamo Monte Pertosu e la vicina sorgente di Elighes Uttiosos, prima tappa del nostro itinerario. Vi arriviamo intorno alle 10,30. Proprio di rimpetto a Monte Pertosu (Sa Rocca 'e su para) c'è uno spiazzo e un vascone d'acqua per i mezzi antincendio: è il luogo ideale per smontare da cavallo, sgranchire le gambe e rifocillarsi. Abbeveriamo i cavalli e li lasciamo riposare. La sorgente è nascosta tra la vegetazione, ma basta seguire per qualche centinaio di metri la conduttura che rifornisce d'acqua il vascone e la si raggiunge facilmente. La sorgente di Elighes uttiosos (Lecci gocciolanti) trae il nome, appunto, dai lecci che la sovrastano e dalle cui radici l'acqua gocciola freschisssima e invitante. Intorno piccoli sedili e tavoli in pietra consentono di consumare comodamente un frugale spuntino saporito: pane fatto in casa, salsiccia e pancetta affumicata, una fetta di quel buonissimo formaggio lussurgese chiamato casizolu e, immancabile, un buon bicchiere di vino rosso che apre il cuore. Di nuovo in sella verso Straderis proprio sotto a Su Mullone (la cima di Monte Urtigu) a 1050 m. sul livello del mare, la più alta del Massiccio vulcanico del Montiferru.
Il drappello a cavallo risale agevolmente il sentiero sconnesso dalle ultime piogge che lasciando sulla sinistra la sorgente di Elighes Uttiosos porta alla carrareccia che a destra conduce all'edificio utilizzato dalle vedette antincendio e a sinistra al Rifugio del Cantiere forestale di Pabarile. Andiamo verso sinistra e dopo qualche centinaio di metri dal bivio sostiamo per visitare la voliera di ambientamento dei grifoni. Li osserviamo da vicino: sono quelli che hanno difficoltà a volare o sono convalescenti. Proseguiamo verso il Cantiere di Pabarile costeggiando il vastissimo recinto che ospita i mufloni che individuiamo e riusciamo a fotografare. Giungiamo al Cantiere verso l'ora di pranzo, smontiamo da cavallo e salutiamo il personale dell'Azienda Foreste Demaniali della Sardegna che vi lavora. Consumeremo il pasto insieme a loro ed il menu è particolarmente invitante: gnocchetti sardi al ragu (ghisadu), la straordinaria pecora bollita con le immancabili patate e cipolle, verdure, formaggio lussurgese (casizolu) e vino, buono e inebriante. Le discussioni si animano: almeno tre i gruppi di discussione e gli argomenti tanti e stimolanti: politica locale, regionale e nazionale e poi una sviluppo compatibile per il nostro territorio che soffre più di altri la grave piaga della disoccupazione. Ma si sa, le discussioni lasciano il tempo che trovano: mancano i fatti e referenti in grado di leggere e interpretare e soddisfare i bisogni di questa nostra realtà. Pazienza!
Ci prepariamo a ripartire: il pranzo è durato a lungo ed anche le discussioni, ed il vino era buono ed anche la pecora e tutto il resto...e poi la gente del Montiferru sa essere straordinariamente ospitale... Anch'io mi accingo a risalire in sella, un po' appesantito, euforico e pienamente soddisfatto: al Cantiere di Pabarile gli amici sono tanti e sono stato bene con loro.
Ombretta è lì ad aspettarmi, all'ombra, sotto gli alberi masticando qualche fresco germoglio. Le accarezzo il collo e ho l'impressione che capisca la gratitudine che provo per la sua pazienza e per le attenzioni che sempre mi riserva. Le infilo il morso, sistemo le briglie e la sella, stringo bene il sottopancia e salgo: lei sembra veramente accorgersi che non ho molta dimestichezza con i cavalli e quasi mi aiuta a compiere tutte queste operazioni, diavolo d'un cavallo!
Il drappelo muove verso Santu Lussurgiu, Ombretta è briosa, frizzante: il riposo le ha fatto bene. La carrareccia sottostante la vetta di Monte Urtigu, ricavata sul fianco della montagna e abbastanza stretta ed il drappello scorre in fila indiana. Mi si affianca Carlo Malica, amico-pazzo-furioso, intravedo nei suoi occhi una strana luce, presagio di qualche insana iniziativa. É baldanzoso e fiero perché veterano di molte Carrele (le tradizionali corse a pariglia che si svolgono a Santu Lussurgiu durante il Carnevale) e perché è uno che ci sa fare con i cavalli.
Devo precisare, per il paziente lettore, che per un come me che vive da oltre 35 anni a Santu Lussurgiu ma è pur sempre un istranzu (uno di fuori), correre una Carrela è stato sempre un sogno, un'impresa personale e straordinaria che ho sempre desiderato fare e che avrebbe segnato la mia totale integrazione al paese e alla gente di Santu Lussurgiu che mi ospita. Purtroppo, devo dire, un po' la paura, un po' le circostanze, hanno sempre impedito di compiere questa impresa.
Ma continuiamo il racconto. Carlo mi si avvicina, sicuro, affidabile e mi sollecita: - Fortza Gherra faghimus paris una carrela ! (Forza Guerra, facciamo insieme una Carrela!). Ma cosa sei impazzito? - gli rispondo - Guarda alla mia sinistra che sorta di precipizio! Infatti alla mia sinistra un vero burrone da far paura: due o trecento metri, non so bene quanti, sino alla base della cima bifida di Banzicallelle. Atti su bratzu (Dammi il braccio) - mi sollecita con imperio - Gli allungo il braccio sulla sua spalla e lui sulla mia. I nostri cavalli, affiancati l'un l'altro, sono tranquilli, non mostrano nessun nervosismo, mentre la mia tensione cresce. Poi, fulmineo e risoluto: l'incitazione, diretta più a me che ai cavalli che abituati, ormai hanno capito che debbono lanciarsi al galoppo. Ho ancora qualche esitazione, ma poi Carlo mi urla: - Punghe, punghe Gherra, punghe!
É fatta, acquisto coraggio, due colpi di speroni e i cavalli si lanciano al galoppo velocissimi, in perfetta sincronia, lungo lo stretto sentiero. Con la mano stringo in pugno la spallina della giacca del mio compagno e per un attimo immagino di sentire la voce del mitico Ambrogio, il banditore ufficiale di tante carrele che come in una radiocronaca di calcio grida al pubblico con partecipata euforia il fatidico annuncio: Partiti! Uniti! Ed è proprio vero, ci sono io: una carrela velocissima, in pieno assetto, una scarica forte di adrenalina che mi manda in subbuglio la mente e il cuore.
Non c'è l'ovazione del pubblico, ma al termine la soddisfazione è ugualmente tanta, infinita... Grazie Carlo!!!
Umberto Guerra