Venerdì, 13 Dicembre 2024

15. - Lettera di fra Pietro all’Arciconfraternita in cui riferisce della pestilenza diffusasi ad Algeri, della morte in Tunisi di don Lorenzo da Siena, e delle difficili condizioni in cui si trovavano egli ed il confratello. - Algeri 22 maggio 1585.

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Lettera di fra Pietro all’Arciconfraternita in cui riferisce della pestilenza diffusasi ad Algeri, della morte in Tunisi di don Lorenzo da Siena, e delle difficili condizioni in cui si trovavano egli ed il confratello. - Algeri 22 maggio 1585.
(Mazzo G, fasc.4, ff.114-115. Anche di questa lettera la lettura è stata resa difficile dallo stato di conservazione del ms.).
Molto 111. S.ri
Hoggi si partì di qua una saietina del s.re Guglielmo Borgal per Marsiglia la quale sarà di ritorno il mese di luglio prossimo, non qua in Algieri ma qui vicino imperoche in Algieri è la peste et da quattro giorni in qua si è molto augn- mentata; non si spera melioramento sino all’entrar del sole in leone; è morto ms. Tittiniano da Fermo già ricattato da noi, un’altra donna ricattata dal s.re Decano, et un pre Cappuccino schiavo per nome fra Francesco sardo della provincia di Palermo.
Non si manca di provedere a poveri schiavi delli loro bisogni nel miglior modo si può parte de danari trovati per elemosina, et parte con danari lasciati dal s.re Decano e ms. Ludco nella loro partenza, ma non bastaranno, perchè ogni giorno bisogna provedere a cento infermi et più, perche tuttavia cresce il male.
Da Tunisi ho avuta relatione come i danari in contanti d. ms. Don Lorenzo da Siena quale è stato amazzato come per una mia scrittali per via di Valenza havranno inteso, ascendono alla somma di undici millia scudi, et la mercantia ascende al valore di sei millia, et quattro millia ne liavea di credito con li Turchi da esso riccatatti.
Tutte le d.te partite forche l’ultima sono state depositate da Gianizari in Tunisi per restituirli a S. Sta. Hor stando che qui è la peste et a Tunisi vi è questa quantità de danari possono le SS.VV. supplicar a S.Sta. che applichi alla Compagnia questi danari et mandare uno in Tunisi per essi, quale cessata la peste qua se ne venghi et impiegansi nelli riccatti, avertendo però che se ms. Don Lorenzo lia- veva danari de particolari cercar haverne notitia, et darne avviso. Il mandar altri redentori divisi dalle SS.VV. non è se non moltiplicare disordine, et far augumen- tare il prezzo de schiavi.
11 modo di reccuperar facilm.te i danari di Tunisi è questo, ottenere Ire dal bailo de Turchi in Ancona, et con q.lle venirsene in Tunisi: overo quando questo non succeda mandar ordine di sua Stà a me che li recuperi perché il Re dal Algeri è persona di recuperarli se si li danno dieci per cento: ma acciò le SS.VV. liabbino piena relatione di questo negotio di Tunisi ho riccatato il p.nte ms. Francesco altre volte ser.re delPIll.re S.re Franc.co Viscina il quale si è ritrovato alla morte del d.o ms. don Lorenzo et sa minutam.te come è passato il negotio, et è pratico molto in Tunisi: et le SS.VV. se ne potranno valere in darlo per compagno a quello che andarà in Tunisi. Perchè siamo debitori di cinque in seicento scudi per schiavi presi su la parola et perche si farà spesa per questi poveri apestati, quali moririano come animali se questo aiuto delle SS.VV. non li aiutasse: è necessario dar ordine di provedere mille scudi quali inviaranno quanto prima in Marsiglia alli Spinao et Borgal di Marsiglia per mandarli in Algieri in mano del S. Guglielmo Borgal di Algieri, hora la saetina che si partirà questo luglio verrà in Barbaria non in Algieri perchè vi è la peste, ma qui vicino di dove darà aviso et inviarà il danaro: non bisogna per modo alcuno restar di mandarci questi mille scudi perche si perderebbe quanto credito habiamo acquistato, et il bene che si è causato si convertirebbe in male perche già cominciano a mormorare che la elemosina non verrà più per la peste et che S.Stà non vorrà mandare danari se p.a non riccupera quelli di Tonisi. Dimodo che mandando i mille scudi si supplirà a debiti et le SS.VV. non saranno tenute mandare altre elemosine finche duri la peste. Io col compagno vivo (?) de elemosine con quella strettezza che si fa nelli conventi talché non è necessario far alcuna provvisione per noi doi, ne impetrare da sua Stà dispensa sopra la regola: ma perchè mi è necessario come redentore promettere, obbligar la Compagnia, et intervenire in comprar schiavi et far obblighi essendo questo contro la regola è neccessario un Motu proprio di S.Stà di poter far tutto q.llo che si apar- tiene a redentore, ma in quanto al vivere nro non si impetri alcuna dispensa perchè è neccessarissimo con questi mori servare la regola al più che portono le nre forze: et perche si sono mandati il S.re Decano et ms. Lud.co per le ragioni da me scritte è neccessario incorporar il S.r Guglielmo Borgal nella compagnia, farlo uno delli Redentori che possa tutto quello che potevano il s.re Decano et ms. Lud.co. Hora non mi intrometto ne in compre, ne in promesse, ne in cosa alcuna ma solo in attendere alle confessioni et alla cura delli apestati. E’ benvero che Io ho pregato un’amico (!) mio che si contenti prestar a ms. Franc.co sessanta scudi nec.i (?) per il suo riccatto quali se bene non mi sono obligato a restituirli per non poter far io lai obligo prego pero le SS.VV. volerli farceli boni, poiché l’ha fatto a contemplatione della compagnia per far a me questo piacere di liberarlo accio lo mandassi alle SS.W. a ragguagliare del negotio di Tunisi. Ho detto che procurino le SS.VV. un motu p.pio di S.Stà che Io possa fare q.lli oblighi che si convenghino a Redentori, q.sto se intende in questo mentre che verranno il s.re Decano et ms. Lud.co perche il desiderio mio è di non intervenire in conti ne in compre ma sol attendere alle cose spirituali, il che è un grand.mo carico et maggior di quanto comportano le mie forze; molti renegati vogliono tornar alla fede et molti che si volevano far Turchi non si fanno; et i renegati ci fanno delle elemosine dimodoché l’attendere alla conversione delle anime è una grand.ma impresa. è successo un miracolo molto notabile come se manda relatione alle SS.VV. per questo miracolo habbiamo patito un poco di persecutione da questi mori quali volevano romperci tutte le imagine et proibirci i sacrifici! col dire che questi nri sacrificii sono cagione della peste; insieme col comportar (?) il vendere lo vino contro la loro legge et il tollerar le meritrice; ma si sono rissoluti sol prohibire che non venda vino, et hanno rotte le botte a molti, et hanno gettate due meritrici more al mare; ma in quanto alle imagini et alle messe non hanno fatta altra no-
vita, credo però che la faranno, perchè non havendo queste loro provisioni fatta eessare la peste diranno che bisogna proliibirci le messe, il che se faranno spero elie i boni christiani non li ubidiranno ma più tosto vorranno morire per voler ubidire a Dio elle vivere per voler temere il mondo; supplico le SS.VV. perchè il negotio importa far far qualche oralione publiea per noi altri poveri christiani di Algieri acciò il S.re ci dia fortezza di resistere con pazienza et htimillà al furore di questi barbari quali non cercano cosa maggiorm.te che spengere il colto «hristiano.
Io mi trovo tanto afflitto per il continuo confessar et visitar li apestati che non mi basta l’animo di scrivere ad altri che alle SS.VV. però esse potranno far mia scusa con quei SSri alli quali sono obbligato scriverle et in particolate al S.re Decano et ms. Lud.co et alli pri uri Superiori Cappuccini se mi potessero mandar la rissoluzione delli casi che Io li scrissi ini sarebbe di giovamento (?). Inseme le prego a mandarmi la rissolutione del p.nte caso. Che N.S. le conservi in sua s.ta gra. Di Algieri il di 22 maggio 1585.
Delle SS.VV. molto Ill.me servo nel S.re
fra Pietro piac.no cappuccino

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