Domenica, 28 Aprile 2024

Gli itinerari del Gen. Alberto F. Della Marmora

Verso Santu Lussurgiu

Innanzi d’arrivare alle prime case del villaggio, all’ombra di questi stessi castagni si trova la fontana pubblica d’un’acqua abbondante ed eccellente. 

Essa, durante il giorno, è sempre animata dalla presenza d’una quantità di donne e di donzelle che vanno a riempire le loro belle brocche di forme antiche ch’esse portano sulla loro testa con tanto di buona grazia, quanto esse stesse si distinguono per le loro fattezze, per la loro taglia e per una certa aria di decente agiatezza ch’è loro propria.

Il loro costume altronde è di una grande semplicità, perché esse non indossano, come le donne di molte altre parti dell’isola, dei giupponi di stoffa rossa o gialla; queste di S. Lussurgiu sembrano sempre in duolo; le loro giubbe a mille pieghe sono fatte di albagio nero che fabbricano esse stesse, e portano sulla testa un gran fazzoletto di fondo azzurro, che annodano per due capj sotto il mento: questo costume è particolare agli abitanti di questo villaggio, ciò fa che si distinguano in lontananza a prima vista.

Gli uomini sono ugualmente vestiti di furesi (albaggio) nero; indossano inoltre la loro beste peddis la famosa mastruca dei loro avi Sardi Pelliti
Essi ricuoprono le loro gambe di calze di cuojo in color naturale, per motivo delle molte spine che crescono nel loro territorio; portano quasi tutti ad armacollo una corda a molte pieghe.
Questa è una specie di laccio, arma terribile degli americani spagnuoli, i Lussurgesi se ne servono destramente, come quelli, ma solamente per fermare i loro cavalli, e le bestie di soma che essi allevano con una cura particolare; questa è la loro professione ordinaria mentre l’agricoltura vi è poco attivata.

Nel paese si contano molte famiglie nobili: è da qualche anno che vidi una donna parigina maritata ad uno di questi signori: io la visitava tutte le volte che i miei travagli mi conducevano a S. Lussurgiu.

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