Illustri e Benemeriti
Prima condizione per ottenere un distillato di qualità fina è quello di disporre di un tipo di vino adatto. Non è detto però che un vino considerato ottimo per le suo qualità intrinseche, debba dare il migliore dei cognacs.
ATHEN ( PIETRO DE ). Fu lo stipite dell’antichissima ed illustre famiglia degli Athen o Athene di Torres, (1) e si distinse per generose largizioni fatte al monistero di Monte-Cassino. Visse nel principio del secolo XIl, e fondò nel 1113 il monistero di S. Nicolò di Trulla nell’antica diocesi di Sorra o Sorres, il quale fu poi uno de’ più ricchi e più rinomati che l’eremo di Camaldoli possedesse in Sardegna. (1)
L’atto di fondazione è del 28 ottobre (Lunae 17 feria quarta), accettato da Guidone priore di Camaldoli, e soscritto, oltre il donatore e sua moglie Pedulosa, da Costantino e Marcusa, regoli di Torres, e da altri congiunti di Pietro Athen. Papa Onorio II confermò nel 1125, a favore dei camaldolesi la donazione della chiesa di S. Nicolò di Trullas: e Giovanni Sarga o Sargio, vescovo di Sorra, la riconfermò e l’ampliò colla donazione di altre tre chiese a favore degli stessi monaci nel 1150 o 1153 (2).
I dotti Mittarelli e Costadoni nell'illustrare gli anzidetti diplomi furono tratti in errore sulle persone dei regoli di Torres che vi sono nominati: suppongono che il Barisone, di cui parla la donazione di Giovanni Sargio, sia lo stesso Barisone, il quale nel 1182 fu tanto generoso verso Monte-Cassino, come apparisce dalle carte pubblicate dal Muratori: ma è fuor di dubbio che il Costantino del diploma di Pietro de Athen è Costantino I, e il Barisone col Costantino suo figliuolo, rammentati nel diploma del vescovo di Sorra, sono Barisone II e Costantino II, regoli tutti di Torres.
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(Ved. Mittar. Annal. camald. tom. V fol. 34, 65, 150, 163 e 302: tom. III lib. XXV fol. 152-53-54; e nell’appendice fol. 241 e 42. - Murat. Antiq. ital. tom. Il fol. 1051, 1053 e 1061. - Mansi in supplem. ad collect. concil. - Gattola, Hist. Cassin. part I fol. 428, 156 e 353).
(1) Gli Athen erano congiunti di sangue coi regoli di Torres: i nomi di varii personaggi di questa famiglia si leggono in diversi diplomi dei re turritani pubblicati dal Gattola, dal Martene e dal Mittarelli. Nell’ atto della donazione fatta nel 24 maggio 1120 da Gonnario II di Torres a favore dei monaci cassinesi, sottoscrivono come testi questo medesimo Pietro Athen, di cui parliamo, suo figlio Costantino, e i fratelli Itocorre e Mariano de Athen. Circa il 1153 Comita de Athen colla moglie Muscuniona donò agli stessi monaci la chiesa di S. Michele di Therricellu, la qual donazione fu confermata dal di lui figlio Costantino di Athen, col consenso del suddetto re Gonnario II ( Ved. Gattola, Annal. Cassin. parte I, fol. 156-57, 343-44, 424-25 ).
(1) Il monistero di Trullas era governato da un monaco che soprastava agli altri col titolo di vicario. Non dispiacerà agli archeologi sardi che qui annotiamo i nomi di alcuni di detti vicarii e del tempo, in cui governarono, onde illustrare vieppiù la storia monastica sarda del medio evo. Vicarii del monistero di S. Nicolò di Trullas, 1257, Andrea monaco camaldolese figlio del conte di Sassari; Jilius comitis de Sassari; 1263 Andreotto di Albertesco, ... Stefano 1280; Bartolommeo; 1284, Paolo priore e abate. Al monistero di S. Nicolò di Trullas obbediva quello di Anela.
(*) In P. Tola, Dizionario Biografico degli Uomini Illustri di Sardegna, Vol. I, Tipografia Chirio e Mina, Torino 1837, pp. 94 e 95.
Uscirei dai ristretti limiti imposti a questo lavoro, se mi accingessi a fare la storia della distillazione. Mi contenterò solo di dire che è pratica antichissima, e che, in un libro dell'VIII secolo di Marco Greco, si trova già menzione della distillazione del vino, argomento che trovasi poi trattato più ampiamente e molto chiaramente, in uno scritto del XI secolo del celebre medico arabo
La vigna è una tigna si dice dalle mie parti... ed è effettivamente così, soprattutto a Santu Lussurgiu, dove orgoglio, tenacia e amore per la natura e per il buon vino caratterizzano più che altrove questa parte di Sardegna!
Dieci luglio 1944. È passato un anno: sembra un giorno.
Conobbi Bartolomeo Melom nel periodo clandestino che precedette i quarantacinque giorni. Egli frequentava la Siderocernento, che fu la nostra sede naturale di riunione fino a quando la polizia non pose fine alla consuetudine. Ospitalissimo padron di casa era Attilio Casilli, che più tardi subì prigionia e tortura, il quale mi presentò il nuovo venuto come uomo di cui si sarebbe potuto fare qualcosa.
Di lui, più delle mie modeste parole, parla la lapide che gli artisti di Venezia hanno voluto porre a suo eterno ricordo.
E più ancora della lapide, parla la storia di questa nostra lotta per la libertà, della quale egli fu primo alfiere e antico sostenitore.