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Illustri e Benemeriti

medaglia MEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE CONFERITA ALL'ING. N.H. BARTOLOMEO MELONI CON LA SEGUENTE MOTIVAZIONE:

alambiPer ottenere un cognac fino da vini adattati e buoni, occorre, indipendentemente dall'apparecchio di cui si dispone, una distillazione attenta ed accuratamente diretta.

Ho detto indipendentemente dall'apparecchio perchè ogni lambicco può rispondere bene allo scopo quando sia abilmente diretto; quando cioè si soddisfi alle condizioni imposte dalla sua costruzione, si sappia regolare bene la distillazione in modo da ricavare dal vino quasi esclusivamente quei composti che determinano la bontà del prodotto, e si badi sopra tutto alla scrupolosa pulizia dell'apparecchio stesso.

Gramsci S LAntonio Gramsci (nato ad Ales il 22 gennaio 1891 - morto a Roma il 27 aprile 1937).

Il padre Francesco era impiegato dell'Ufficio del Registro.

La madre si chiamava Giuseppina Marcias.

Quarto di sette figli. Frequentò un asilo di suore a Sorgono (NU), dove, in seguito ad una caduta, si procurò una deformazione fisica.

Frequentò le scuole elementari a Ghilarza e dal 1905 al 1908 frequentò le ultime classi del ginnasio a Santu Lussurgiu (OR) dove viveva in una casa contadina.

Si iscrive poi al liceo Dettori di Cagliari e si diploma nel 1911. In seguito vince una borsa di studio del Collegio Carlo Alberto di Torino e si iscrive alla facoltà di lettere dove seguì le lezioni di U. Cosmo, A. Farinelli, e L. Einaudi, approfondendo gli studi di glottologia con M. Bartoli.

Contemporaneamente si iscrive al partito socialista di cui divenne segretario della locale federazione nel 1917, e collaborò al "Grido del popolo" e, dal 1916, all'«Avanti!» soprattutto come critico teatrale.

Schieratosi a favore della linea di Lenin, insieme con Togliatti, Terracini e Tasca fondò nel 1919 il settimanale "Ordine Nuovo", a sostegno della strategia dei consigli di fabbrica, organismo di autodecisione proletaria che, in caso di situazione rivoluzionaria avrebbero dovuto assumere il ruolo dei soviet.

L'insuccesso di tali organismi, in occasione dello sciopero generale e dell'occupazione delle fabbriche del 1920, spinse Gramsci e il suo gruppo a porsi il problema della creazione di un partito rivoluzionario all'avanguardia del proletariato.

Dalla scissione del gruppo gramsciano di Ordine Nuovo e del gruppo bordighiano dei soviet del partito socialista nacque a Livorno, nel 1921 il Partito Comunista d'Italia (aderente alla III Internazionale).

Nel 1922, recatosi a Mosca come capo della delegazione italiana al IV congresso dell'Internazionale, Gramsci sposò Giulia Schucht da cui ebbe due figli, Delio e Giuliano. Dopo un soggiorno a Vienna nel 1923, per conto dell'Internazionale, Gramsci, eletto deputato rientrò nel 1924 in Italia dove condusse una strenua lotta contro il fascismo e contemporaneamente, con l'appoggio dell'Internazionale, rafforzò la posizione del proprio gruppo all'interno del partito, conquistandone definitivamente la dirigenza al Congresso di Lione nel 1926.

Ma lo scioglimento di tutti i partiti e la rigida applicazione delle leggi eccezionali fasciste lo portarono lo stesso anno all'arresto. Condannato a 5 anni di confino a Ustica, fu poi deferito al Tribunale speciale che lo condannò a 20 anni e 4 mesi di reclusione.

Tuttavia, nonostante i disagi e le privazioni sofferte nella casa di pena di Turi, presso Bari, e il precario stato di salute, Gramsci rifiutò di inoltrare domanda di grazia, concentrandosi in un attività di elaborazione teorica dei principi del marxismo. Nel 1934 le pressioni di un comitato internazionale antifascista di cui facevano parte Gorkij, Rolland, Barbusse e l'arcivescovo di Cantebury, indussero il governo fascista a trasferire Gramsci al carcere-ospedale di Formia e poi alla clinica "Quisisana" di Roma dove morì.

165 De Scano

Levaitinke donnu Saltaro de Gunale su saltu de serra de Nuke, ki est appus sa domo d’Iscanu, ki ’nce posit Mariane d’Agen a ppargirenos unpare cun .vii. Funtanas. Et ego narainde assa muliere et assos filios: et issos torrarunmilu a voluntate issoro bona. Testes ci vi furun: Raineri, pn'ore d’Iscanu, et /49v/ prebitem Gavini de Plaga et Petru de Martis.

165 Scano

Si prese donnu Saltaro de Gunale il salto di serra de Nuke che è nelle pertinenze della domo di Scano, che ci aveva do­nato Mariane d’Athen da condividere in parti uguali con [San Leonardo di] Sietefuentes. Ed io lo dissi alla moglie e ai figli e me lo restituirono in pieno accordo. Testi che erano pre­sentì: Raineri, priore di Scano, e prete Gavini de Plaza e Pe­tru de Martis.

Paolo Marci (a cura), Il Condaghe di San Nicola di Trullas, Ilisso edizioni, Nuoro 2001

cornus campuecorraCORNUS (1)

La città punica doveva essere fiorente, poichè al tempo della rivolta di Ampsicora che la vide centro delle forze antiromane, Livio la definisce «la capitale di quella regione»: caput eius regionis. In essa si rifugiarono i rivoltosi dopo le sconfitte subìte in due battaglie, la prima delle quali nei pressi della città, fino a che questa venne conquistata dai Romani e subì una dura punizione; non sono stati, però, identificati i resti della Cornus punica, ad eccezione di alcune necropoli.

Questo piccolo libro commemorativo e celebrativo della figura del N. U. Dott. Ing. Bartolomeo Meloni che esce alla luce per volere di un Comitato che ha voluto lodevolmente rendersi interprete del desiderio delle cittadinanze di Venezia e di Cagliari, vuole strappare all’ oblio degli anni che passano inesorabili anche sulle memorie più sacre ed auguste, un Martire della libertà e del riscatto che ha sacrosanto diritto a continuare la sua vita anche nel tempo.

stemma brunengo

BRUNENGO. Famiglia d'origine ligure passata in Sardegna nel XVI secolo. I Brunengo esercitarono con successo la mercatura imparentandosi con i Rocamrtì il che agevolò la loro ascesa sociale. Acquistarono i feudi di Sietefuentes, Cuglieri e Montiferru, entrando a far parte del Braccio Militare. Nel 1712 ebbero i feudi elevati a contea sotto il titolo di conti di Monteleone. La famiglia Brunengo si estinse nel 1787 e la contea di Monteleone passò ai Nin. I dati in nostro possesso copnsentono la costruzione di una genealogia a 6 generazioni.

eticognacSecondo Bersch si presterebbe ottimamente un vino di sei ad otto mesi, che abbia subito un paio di travasi. É d'uopo ad ogni modo che il vino sia completamente fermentato e limpido, per cui dev'essere stato travasato almeno una volta.

163 De Olvesa

Levaitinke Gosantine d’Athen sa parsone dessa connata, de donna Susan-/46v/na, ci parçivimus cu·lle et cun Gunnari su connatu, et cun Sacraria et Zergu, et cum Plaianu, et cun .vii. Funtanas. Osca fecimus sa campania in corona de donnu Rogeri, legatu de Roma. Derunminde in parte a mimi: sa domo d’Olvesa, latus; et latus dessa domo d’Arcennor, et latus dessa domo de Vionis, cun omnia cantu bi abeat appus sas domos; et derunmi latus d’Istefane Pira cun sos filios, et latus dessu saltu de Presnaki: ca tantu ’nke levait Gosantine d’Athen.
Osca ego certainde in corona de iudice Gunnari cun donna Pretiosa. Essendo ego de vincer, /47r/ campaniaitse mecu: parçivimusnos paris sa domo d’Olvesa, a boluntate de pare; et de totu s’ateru bocaitseminde. Ecco comente parçivimus: posimus (41) ad una parte a Dorgotori Thancute cun su fìliu, et ass’atera parte posimus a nNiscoli cun su fìliu: ego levailu a Dorgotori et assu fìliu, e donna Pretiosa levaitilu a nNiscoli et assu fìliu. Posimus appare a Gosantine Lanpis et a fForasticu: ego levai a Gosantine et issa levait a fForasticu. Posimus ap­pare a mMaria Lampis et a Ianne su fìliu et .iii. fìlias suas, Barusone fìliu de Maria Thancute et latus de Petru de /47v/ Silki; et Maria Thancute et .iii. filios suos et .iii. fìlias: ego lebai a Maria Lanpis et a Ianne su fìliu et .iii. fìlias, et a Barusone et a Petru de Silki; et issa levait a Maria Thancute et .iii. fì- lios et .iii. fìlias suas. Ego levai .iii. pedes de Ianne Troccu; et issa levait latus de Furatu de Ribu. Ego levai latus de Iusta de Ribu e pede de Maria Cossa e pede de Sistu su fìliu; et issa levait .iii. pedes de Caputana et pede de Petru de Silki. Ego levai pede de Simione de Ribu et pede de Ackectore de Ribu et pede de Travesa; et issa levait pede de Muscunione, e pe­de et .ii. dies /48r/de Petru d’Ecti. E(42) remanserun a in comu­ne latus de Margarita e pede de Palma e pede de Stephano de Silki, et pede et duas dies de Pisana, et duas dies de Guantine Cocone et duos(43) dies de Petru Cossa: ka furun picinnos, ka no nno·parea de parthirelos. Testes: Mariane de Maroniu et Comita de Gunale et Comita de Thori. Testes.

163 Olvesa

Si prese Gosantine de Athen la parte di sua cognata, di donna Susanna, che condividevamo con lui e con Gunnari suo cognato e con Saccargia e Tergu e con Plaiano e con [San Leo­nardo di] Sietefuentes. Ci accordammo poi nella corona di donnu Rogeri, legato di Roma. Mi diedero per la mia parte: metà della domo di Olvesa e metà di quella di Arcennor e metà della domo di Vionis con tutto quello che era pertinenza delle domos; e mi diedero metà di Stefane Pira e dei suoi figli, e metà del salto di Presnaki: perché tanto s’era preso Gosantine d’Athen.
Poi feci lite sullo stesso oggetto nella corona del giudice Gunnari con donna Pretiosa. E quando stavo per vincere si accordò con me: dividemmo a metà la domo di Olvesa, con mutuo consenso; e per tutto il resto rinunciò alle sue pretese. Ecco come dividemmo: posimo da una parte Dorgotori Thancute con il figlio, e dall’altra parte Niscoli con il figlio: io presi Dorgotori e il figlio e donna Pretiosa si prese Niscoli e il figlio. Posimo alla pari Gosantine Lampis e Forasticu: io presi Gosantine ed ella prese Forasticu. Posimo alla pari Maria Lampis e suo figlio Ianne e le sue tre figlie, Barusone figlio di Maria Thancute e metà di Petru de Silki; e [dall’altra parte] Ma­ria Thancute e tre suoi figli e tre figlie: io presi Maria Lampis e suo figlio Ianne e le tre figlie e Barusone e Petru de Silki; ed essa prese Maria Thancute e i tre figli e le sue tre figlie. Io presi tre quarti di Ianne Troccu ed ella si prese metà di Furatu de Ribu. Io presi la metà di Iusta de Ribu e un quarto di Maria Cossa e un quarto di Sistu suo figlio; ed ella prese tre quarti di Caputana e un quarto di Petru de Silki. Io presi un quarto di Simione de Ribu e un quarto di Ackectore de Ribu e un quarto di Travesa; ed ella prese un quarto di Muscunione e un quarto e due giornate di Petru d’Ecti. E ci rimasero in co­mune metà di Margarita e un quarto di Palma e un quarto di Stefano de Silki e un quarto e due giornate di Pisana e due giornate di Guantine Cocone e due giornate di Petru Cossa: poiché erano piccoli, non ci pareva opportuno dividerli. Testi: Mariane de Maroniu e Comita de Gunale e Comita de Thori.

Paolo Marci (a cura), Il Condaghe di San Nicola di Trullas, Ilisso edizioni, Nuoro 2001

 

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