Il nome
- Categoria: BdV - LA BOCCA DEL VULCANO
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Santu Lussurgiu si adagia in una conca/bocca vulcanica e si mostra al visitatore solo al suo arrivo. All'imbrunire invece, è possibile individuarne da lontano la posizione, guidati dalla luce rossastra dei lampioni che dal paese sale, oltre le cime dei monti, in un suggestivo risveglio del vecchio vulcano.
Furono sufficienti queste brevi considerazioni, non prive di reminiscenze geologiche e letterarie, per mettere insieme i vocaboli Bocca e Vulcano, i quali, con tutte le altre interpretazioni possibili, reggevano bene significato e significante, evidenziando il carattere forte e univoco di questa parte di Sardegna.
La Bocca, infatti, richiama principalmente il cibo, la tipicità dei prodotti agropastorali ed enogastronomici, ma per estensione anche le sensazioni più intime, fantasiose e suggestive della natura e dell'uomo; il Vulcano invece evoca la potenza aspra e forte, a volte travolgente, della natura vulcanica del territorio del Montiferru...
E ci piace concludere questa breve disquisizione con i versi di D'Annunzio che ancora oggi costituiscono lo stimolo necessario e forte all'azione concertata e sinergica, rivolto ai tanti Rudu e agli homines de abbastu che popolano il Montiferru e che sintetizza magistralmente la tensione che ci spinge a (ri) proporre con forza La Bocca del Vulcano quale nome di una rinnovata intrapresa non più procrastinabile.
«Ti duole di ritornare lassù a Santu Lussurgiu, al tuo vulcano nericcio, dove ti trovai? Sei nato dentro un cratère spento, che si ridesterà. Che fiera culla, Rudu! Non ti sta nel cuore? Fra il Logudoro e l'Arborea, tra i sepolcreti giganteschi delle più antiche stirpi, tutta chiusa in una chiostra di basalto e aperta soltanto a Ostro-Libeccio, al soffio dell'Africa. [...] Ti ricordi quando ascoltavamo il vento d'agosto che portava gli stormi rossi allo stagno di Cabras? Io ti dissi: "Vieni con me homene de abbastu". Tralasciammo d'esplorare la miniera esausta sul Monteferru per seguire la vocazione d'oltremare. Ora va, tornatene lassù, e in ogni primavera, quando la tua tanca s'empie d'asfodeli, accendimi un fuoco di lentisco sopra un nuraghe per memoria e non mi dimenticare nei tuoi canti...».